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Il ragazzo di Berlino

Editore: 
Feltrinelli Kids
Luogo di edizione: 
Milano
Anno: 
2012
Traduttore: 
Marina Morpurgo

Recensione: 

Un libro per adolescenti, che infatti vede come protagonisti degli adolescenti (Alex e sua sorella in primo luogo, ma anche i loro amici) e che dunque facilita l'immedesimazione nei giovani lettori. Certo, vivono in un passato che pare remoto agli adolescenti odierni, nei primissimi anni Settanta a Est del Muro e sognano, come molti coetanei, l'ovest, la libertà che rappresenta e che trova in particolare nella musica rock la sua esemplarità. Alex stesso fa parte di un gruppo musicale, ma anche solamente questa passione e i suoi capelli non proprio cortissimi sono fonte di sospetti nei suoi confronti, (finirà anche in prigione, per breve tempo); anche sua sorella incontrerà difficoltà, innamorata com'è dell'arte della fotografia e ansiosa di esplorarla e di dare libero sfogo alla sua creatività, che invece gli insegnanti devono orientare in direzioni predefinite, funzionali al discorso pubblico e fortemente limitativo nei confronti di prospettive autonome o semplicemente diverse da quelle che calano dall'alto. Si tratta di un romanzo in alcuni suoi passaggi avvincente, al punto da sconfinare nel genere del giallo, con spie (che in realtà hanno fondatezza storica, quelle della Stasi) e rapimenti. Vi sono dunque picchi di suspence attorno al destino dei giovani protagonisti ed anche dei loro familiari, che hanno il merito di spiegare, attraverso questa scelta di genere, il significato di quel Muro ed anche del suo attraversamento in clandestinità, tema quanto mai attuale oggi, quando i muri non sono necessariamente di mattoni e cemento ma producono i medesimi effetti nelle vite delle persone. Interessante nella postfazione, dove l'autore illustra brevemente le fonti e il lavoro di ricerca storica alla base del suo romanzo, alcune delle sue parole: "Qualcuno forse non si ritroverà nella storia di Alex, avendo vissuto in modo diverso l'esperienza della DDR: con loro non posso fare altro che scusarmi. Inoltre sono consapevole che molti ex cittadini della DDR ancora oggi hanno nostalgia della sicurezza e del senso di appartenenza che il regime offriva. Del resto, nemmeno lo stile di vita occidentale è scevro da difetti, e spero che questo emerga con chiarezza dal romanzo." (236). Questo passaggio illustra la volontà dell'autore, che le pagine riescono ad esprimere, nel raccontare una storia il più possibile vicina alle esperienze di chi l'ha vissuta e che lo scrittore ha avuto la possibilità di incontrare.
Età di lettura, da 13 anni

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti