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L'inondazione

Editore: 
Nottetempo
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2015


Recensione: 

“Juliàn pensò che, senza l’inondazione, il vecchio Morales non avrebbe avuto niente contro cui lottare e che era giusto, anche se non voleva ammetterlo, che restasse a imputridire in quell’acqua stantia”

È forse questo il senso dell’agire cocciuto dell’anziano protagonista dell’ultimo romanzo di Adrian Bravi che, a dispetto di tutti e, letteralmente contro corrente, non vuole abbandonare la casa e il villaggio che tutti hanno invece lasciato in seguito a una perdurante quanto catastrofica inondazione. Tuttavia non si percepisce il senso del dramma o della tragedia e tende a fare capolino un sorriso sornione e beffardo, non privo certo di pennellate malinconiche - che si colgono ad esempio nelle visite in barca alla moglie al cimitero, o nel prendersi cura da parte di Morales di un cane che pare felicemente convertirsi alla sua causa e a cui manca solo la parola.

Morales, come leggiamo ancora oltre, non deve difendere banalmente la sua proprietà e l’intero villaggio da poco plausibili progetti di acquisto da parte di altrettanto implausibili cinesi, ma deve “custodir qua tutti i ricordi”. Non ha altro che i suoi ricordi che vuole difendere con tutto se stesso, in una lotta che pare, in certi momenti, non escludere colpi: quando infatti un pericolosissimo alligatore – yacaré – si infila nel suo salotto pieno di acqua e fango entrando da una finestra, alla prima decisione di ucciderlo si sostituirà quella di una paradossale quanto comica convivenza, in cui il protagonista finirà con il nutrire la bestia.

Leggendo un romanzo del genere, sempre sul filo del paradosso, viene spontaneo chiedersi quale epilogo, (drammatico? lieto?) potrebbe attendere l’anziano protagonista che nonostante - o grazie alla - sua cocciutaggine incute tenerezza e rispetto in chi legge. Non vogliamo dunque rovinare la sorpresa ai lettori e alle lettrici, tuttavia anche all’altezza della conclusione Bravi riesce a non perdere la tensione beffardo-malinconica che attraversa tutte le pagine, in un delicato equilibrio tra surreale e materico, tra sogno e vita.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti