Tu sei qui

Media

Resistere all'immaginario

Corso interdisciplinare di Scrittura creativa, Antropologia visiva e Comunicazione 2.0

di Margherita Boccali e Olinda Paesano

Fino a qualche decennio fa, era consuetudine credere che se l'aveva detto la televisione, la notizia non poteva che essere vera. Anche per le persone più acculturate, una notizia era presumibilmente vera perché era uscita sui giornali. Oggi molti credono che una notizia sia vera perché (anzi, proprio perché) gira in rete, e non in tv o sui giornali. Ma quando non si sa come distinguere il vero dal falso, tutto potrebbe essere vero, e tutto potrebbe essere falso. In quante bufale ci imbattiamo ogni giorno? Basta vedere quante ne girano sui migranti. Che buttano il cibo, che alloggiano in hotel lussuosi, che prendono 35 euro al giorno. Ci vuole curiosità e bisogna sviluppare senso critico per arrivare a determinare se una fonte è attendibile. E a volte non basta nemmeno questo. E questi strumenti bisogna cercare di applicarli anche ai contenuti, dietro al luccichio della pubblicità, dietro le favole che ci vengono raccontate ogni giorno e che omettono deliberatamente informazioni importanti e talvolta scomode. Complesse, com'è complesso il mondo in cui viviamo.                                                                                

 Cosa c'è, per esempio, dentro ai nostri cellulari e pc? Le tante guerre in corso, sono davvero guerre di religione, interetniche o tribali, come si è soliti riferirsi, ad esempio, ai conflitti africani o medio-orientali, o ci sono altre ragioni, ben più economiche e politiche? 

Per comprendere meglio la realtà che abbiamo di fronte è necessario secondo noi partire dalle cause e gli effetti del cambiamento climatico, passando per un modello economico che produce conseguenze enormi sull'ambiente e sulla qualità della vita delle persone, interessi che innescano conflitti in vaste aree del globo e generano grandi movimenti di uomini, donne e bambini.

Gli studi sulle migrazioni oggi ci dicono chiaramente che non si può più pensare ad esse in termini di emergenza, come fa la legge italiana ma anche europea, la tv e la stampa che enfatizzano solo gli aspetti negativi (sbarchi, invasione, crimini, ecc.). Questa spettacolarizzazione del fenomeno impedisce infatti di coglierne alcune caratteristiche importanti: non è momentaneo ma destinato a durare, non è soltanto italiano o europeo, è un fenomeno planetario, non solo tra i Paesi del Sud e quelli del Nord ma tra gli stessi Paesi del Sud dove si concentra la maggior parte del fenomeno. Infine non è un fenomeno nuovo ma ha interessato da sempre la storia dei popoli. Politiche sempre più restrittive, viaggi sempre più lunghi e pericolosi, accordi con i Paesi di origine (spesso feroci dittature) che non solo sono inefficaci ma anche moralmente inaccettabili. E quando i migranti riescono ad arrivare in vita nei nostri porti e nelle nostre città, si trovano davanti le barriere di una burocrazia inefficiente, cittadini sempre più spaventati e insicuri, muri fisici e mentali che alimentano stereotipi e il business di un'accoglienza lontana dall'essere esemplare.

In questo scenario così preoccupante, che interessa sia il locale che il globale, i problemi assumono una dimensione esorbitante. Se li guardiamo in questo modo, però, non potremo mai essere in grado di risolvere alcunché perché il rischio è rimanere paralizzati e bloccati dalla paura. Tuttavia, come vedremo, un grande problema è sempre un insieme di tanti piccoli problemi messi insieme. Pertanto, per affrontarlo senza esserne schiacciati, bisogna procedere a spezzettarlo in tanti piccoli problemi più semplici. E' questo che fanno donne e uomini in tutte le parti del mondo, mettendo in pratica azioni di resistenza positive e resilienti che sono tante e si propagano a macchia d'olio.

Per affrontare i problemi che di volta in volta incontriamo, bisogna procedere anzitutto a percepirli, perché se non li "vediamo" è evidente che per noi essi non esistono; è necessario provare a definirli e ad analizzarli. Infine tentare di formulare alcune possibili soluzioni.

Dietro ai problemi, infatti, si celano sempre delle opportunità, per crescere, imparare, migliorare  e trasformare quotidianamente la nostra complessa realtà, a partire da noi stessi e dalla nostra comunità. 

 

 

NOTA Questi i presupposti di Resistere all'immaginario, laboratorio che il Gioco degli Specchi dedica agli studenti, nativi digitali, che con i mezzi visuali si trovano perfettamente a loro agio, ma non sempre forse sono effettivamente in grado di valutare correttamente l'informazione e le immagini che li circondano. Il laboratorio, attivo da gennaio 2017, a cura di Margherita Boccali, antropologa, e Olinda Paesano, mediatrice linguistica e interculturale, è indirizzato a classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Per informazioni info@ilgiocodeglispecchi.org