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Prevenire è meglio che amputare

di Maria Rosa Mura

Ricordate Camus?
Leggevo di recente un bel libro di Alessandro Bresolin (“Camus. L'Unione delle diversità”, Spartaco, 2013) che ripercorre le vicende umane e il pensiero di Albert Camus.

A Camus è toccato in sorte di vivere al tempo della guerra di Spagna, luogo di esercitazione armata di opposti fanatismi, al tempo della nascita di fascismo e nazismo e dell'affermarsi del bolscevismo di Stalin, dello scontro tra queste dittature nella seconda guerra mondiale. Gli è capitato di vivere la lotta feroce e crescente tra francesi ed algerini. Lui, francese d'Algeria, che per le origini di sua madre amava la Spagna e appassionatamente la sua terra, l'Algeria e la Francia, lui amico di francesi e algerini e arabi e berberi, di laici, di cristiani e di musulmani.

Ha attraversato con dolore questo periodo storico e non ha mai smesso di gridare contro i fanatismi religiosi che impongono agli uomini di morire per un dio e contro i fanatismi politici che intendono farli morire e uccidere per un'ideologia terrena.
Credeva appassionatamente nel dubbio, nemico di ogni fanatico e, quando la realtà si rivelava più forte delle sue parole, continuava ad aiutare anche materialmente le singole persone, nonostante i rischi e gli attacchi di amici e nemici.

“Le sfumature del pensiero antidogmatico, universalista e cosmopolita di Camus, - spiega Bresolin - al di là delle ideologie, non si confanno a chi è abituato a dividere il mondo in bianco e nero, noi e loro, comunisti e fascisti, occidente e oriente, terre di cristianesimo e terre d'islam. Il suo pensiero si leva contro i manichei di ogni sorta, proteso non a giustificare un'ideologia o una guerra ma a cercare di capire come evitare la guerra, come lenire, se non guarire le malattie e come essere felici in un mondo assurdo.”
Nelle nostre tragedie odierne, con terroristi cani sciolti o terroristi capi di stato, vorrei vivere in un paese - magari una grande e civile Europa - dove il dubbio prevale, dove non ci siano granitiche certezze né religiose né politiche, dove nessuno decida per me la via verso una presunta felicità né terrena né ultraterrena. Dove lo stato intervenga, ma per proteggere i più deboli, dove i giornalisti diano notizie e non inscenino spettacoli, dove domini non la paura ma il rispetto, dove la parola non sia delle armi ma dell'uomo.
Si legge che il numero delle armi in possesso di privati anche in Italia continui ad aumentare: aumenterà certamente anche la barbarie nella vita tra persone, nei rapporti tra gruppi diversi.
Barbarie che nei rapporti tra stati non è stata soppiantata - anno Domini 2015 - dalla forza della diplomazia.
In Ucraina si muove una guerra che appare e scompare, persone colte e civili trovano normale usare le armi e bombardare sui luoghi abitati per non cedere il Donbass che altri vogliono separare sparando. C'è un gran bisogno di diplomazia. Non sono discorsi da anime belle fuori del mondo. Ci vuole più forza e più coraggio ad affrontare senza armi fanatici e prepotenti, a isolarli e metterli in condizione di non nuocere che non a sparare nel mucchio. Ci vuole più tempo, determinazione, più convinzione e più ideali per prevenire, per lavorare ogni giorno senza perdersi di coraggio di fronte agli inevitabili scacchi. Le forze di polizia, uno stato militarizzato, non bastano certo a difenderci da minacce di ogni tipo, specie quando le politiche degli stati provocano disastri. Ah, poter portare davanti ad un tribunale internazionale i Bush padre e figlio! I musulmani sono più di un miliardo e mezzo di persone: tutti uguali? tutti fanatici? 

 

Se ci mettiamo a far la guerra per la paura succederà solo che basta avere i capelli crespi per essere fermati come individui pericolosi e buttati a terra mani dietro la schiena. Successe al nostro Rino Zandonai, emigrato nel civile Belgio. Davvero pericoloso sovversivo il nostro compianto Rino, un fanatico terrorista!
Di strage in strage il nostro medioevo continua e si aggrava.
Prevenire è meglio che curare, specie quando la cura è amputare. Frase banale ma vera, per la salute individuale e per quella sociale
Meglio tenere le armi nel cassetto, le munizioni ben nascoste e lontane. Che i nostri figli non si facciano male. Perché tutti sono nostri figli.