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Il rifiuto della Terra

Mercoledì, 24 Giugno, 2015 - da 21:00 a 22:30

Sala Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, via Garibaldi 33, Trento

 

 

"Perchè non restano nel loro paese." 
Molte associazioni trentine si sono fatte un'idea sul flusso sempre più consistente di profughi. 
Il Gioco degli Specchi con l'Agenzia di stampa giovanile, Amnesty International Trento, ATAS Onlus, Ingegneria Senza Frontiere, Associazione 46° parallelo e Yaku, parlano di cambiamenti climatici e migrazioni, di ambiente devastato e migrazioni. "Il rifiuto della Terra": il tema delle loro riflessioni per i prossimi due anni.

Il Gioco degli Specchi ha scelto questo tema perché lo ritiene fondamentale per il presente e per il futuro e ci riguarda tutti nella nostra vita quotidiana, come cause e come effetti.
L'orologio dell'apocalisse ricordato nella grafica ne vuole sottolineare l'urgenza.

Che fare? Per affrontare un problema bisogna prima conoscerlo nei suoi termini reali. Attraverso studi e testimonianze.

La serata presenta il piano di lavoro.
Introduce l'argomento il glaciologo Christian Casarotto che letteralmente 'misura' i cambiamenti climatici.

Le associazioni partner del progetto portano esempi, ognuna nel proprio ambito.
Ecco i loro contributi:

 L'intervento di Amnesty International, gruppo di Trento e la partecipazione al progetto riguarda, in particolare, il tema della responsabilità sociale delle imprese, delle multinazionali, nelle devastazioni ambientali e nei cambiamenti climatici. Conseguenze di attività economiche tese al massimo profitto e  poco sensibili al rispetto delle persone e dell'ambiente sono anche le sistematiche violazioni dei diritti umani e l'aumento degli ecoprofughi. Ci occuperemo, in particolare, del caso del Delta del Niger (con le responsabilità specifiche anche di una azienda italiana, l'Eni), del disastro di Bhopal in India, e dei disastri causati dalle Vedanta nello stato di Orissa, sempre in India. 

Siamo un'associazione nata come proseguimento/evoluzione dell' Agenzia di stampa giovanile,progetto che si è occupato di cambiamenti climatici seguendo vari eventi internazionali e portando poi la nostra testimonianza nelle scuole e nei comuni. Siamo convinti della fondamentale necessità di sensibilizzare la popolazione sulle tematiche ambientali e vogliamo, all'interno di questo progetto, concentrarci non solo su cos'è il cambiamento climatico in sè, ma sulle conseguenze sociali ed economiche che questo comporta, quali appunto le ecomigrazioni. Cercheremo di analizzare quindi la questione da vari punti di vista, soffermandoci sullo stretto legame che c'è tra cattiva gestione delle risorse naturali/beni comuni, le devastazioni ambientali che ne derivano e l'impatto sulle popolazioni locali nei paesi d'origine, che portano appunto alla migrazione forzata in altri paesi. L' obiettivo è comunicare la complessità del problema dal punto di vista degli interessi in gioco a livello globale al fine di sviluppare una presa di coscienza collettiva e la partecipazione, in modo particolare nei giovani.

ATAS onlus nelle attività del progetto riporta la propria esperienza in relazione all’accoglienza di migranti e in particolare dei richiedenti asilo a partire dal 2011 (progetti SPRAR e emergenza - insieme a Cinformi, Centro Astalli e altre organizzazioni). Sono 461 i richiedenti asilo e rifugiati attualmente accolti in Trentino, che per molti motivi hanno lasciato il proprio paese. Tra questi, anche ospiti degli alloggi gestiti da Atas, ci sono persone che hanno visto il proprio Paese devastato da conflitti per il controllo delle risorse naturali, il proprio ambiente trasformato, la propria terra resa inaccessibile perchè “affittata” a terzi. Queste persone e le loro storie entreranno nelle scuole e in eventi pubblici, insieme al documentario “Ero 197” sulla storia di un ospite di Atas. Con questo progetto, Atas vuole dare un contributo alla conoscenza e al dibattito pubblico sull’immigrazione, facendo emergere dalle persone che fanno già parte della nostra comunità il racconto di fenomeni apparentemente lontani. Per capire.

Associazione 46° parallelo 250milioni: e' il numero di profughi che le Nazioni Unite prevedono, nel mondo, entro il 2050. Molti di loro saranno profughi ambientali o eco profughi, cioè esseri umani costretti a lasciare la loro terra, la loro vita, a causa di disastri ambientali creati da industrie e progetti di infrastrutture, dall’accaparramento della terra, dagli effetti della desertificazione. Partiremo da questo dato per raccontare come molti degli scenari di guerra attuali e moltissimi dei futuri nascano proprio da questa situazione, cioè dallo sfruttamento dell’ambiente, dalla necessità per milioni di persone di cercare una speranza di vita a casa di altri, dalla crescita esponenziale delle disuguaglianze, che si traduce inevitabilmente in una pessima distribuzione delle risorse e delle possibilità.

Yaku. L'accaparramento di risorse idriche e di beni comuni crea in molte parti del mondo sfollamenti forzati, la crisi delle economie di piccola scala, alimenta conflitti territoriali. In Colombia questo si traduce in quasi 10 milioni di profughi interni, contadini, afrodiscendenti, indigeni, costretti sotto la minaccia della violenza paramilitare, a lasciare le proprie terre ed abbandonare con esse parte della propria identità e capacità di autosussistenza. In Bolivia, la lotta per la difesa delle risorse idriche mette in discussione lo strapotere delle multinazionali ed evidenzia il protagonismo delle donne, in prima linea per la difesa della vita e della Madre Terra. Yaku collabora con comunità indigene e contadine latinoamericane e con movimenti ed organizzazioni italiane ed europee per la difesa dell'acqua e dei beni comuni: all'interno del percorso "Il rifiuto della terra", portando le proprie esperienze in Colombia e Bolivia, cercherà di mettere in evidenza i limiti e gli effetti socio-ambientali della finanziarizzazione dell'economia e dell'attuale modello energetico promossi dalle politiche di governi e dalla stessa Comunità internazionale. Un sistema vorace e insostenibile che mette a rischio la sopravvivenza di intere popolazioni e l'equilibrio stesso del Pianeta;dall'altra Yaku darà ampio spazio alle esperienze di gestione collettiva e partecipata delle risorse naturali che le stesse comunità minacciate stanno costruendo e mettendo in pratica, alla ricerca di soluzioni alternative per la difesa dei beni comuni.

Ingegneria Senza Frontiere Sono passati più di vent'anni da quando, per la prima volta, la comunità internazionale ha cominciato ad affrontare il tema del cambiamento climatico, che pure era sul tavolo dai primi anni Settanta. Nonostante il riscaldamento del sistema climatico mondiale sia innegabile, e sullo stesso territorio che ci circonda sia possibile vedere le tracce dell'innalzamento delle temperature (si pensi allo scioglimento dei ghiacciai), questo non si traduce immediatamente in consapevolezza e conseguente azione. Ecco allora che le migrazioni ambientali diventano una cartina tornasole, una lente d'ingrandimento attraverso la quale comprendere non solo i cambiamenti ma anche le nostre responsabilità. Collaborare con associazioni che lavorano con i migranti è per noi una grande occasione di arricchimento. Speriamo di poter proporre un'altra chiave di lettura, risalendo lungo il corso della storia di queste persone alla causa della loro migrazione, per analizzarla da un punto di vista scientifico. Altro oggetto della nostra ricerca vorrà essere la tecnologia, nel suo duplice ruolo: da una parte quello di acceleratrice di processi, che ha "permesso" all'umanità di diventare così incisiva e dannosa per sé stessa e per l'ambiente, dall'altra quello di possibile strumento di mitigazione degli impatti. In tutto ciò ci accompagnerà l'"ingegnere cittadino", quella figura tecnica che, nello svolgere il suo ruolo, non abdica alle sue responsabilità civili e sociali, tenendo a mente l'influenza e l'importanza delle decisioni politiche sulla nostra vita.

QUI LE FOTO DELL'INCONTRO