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Racconto

All’unisono

di Emina Ristović

 

 Aisha si sveglia sorridendo, i raggi del sole che picchiano contro la finestra le illuminano il viso.

Quando sente la sveglia suonare, si stiracchia le braccia sopra la testa lamentandosi: se solo potesse dormire ancora! Per fortuna è venerdì,  l’ultimo giorno di scuola prima dell’inizio delle vacanze di primavera. Non è perché detesta studiare, anzi. Le piace imparare  cose nuove nonostante tutte le difficoltà con la lingua che non parla ancora tanto bene. Aisha però preferisce altre attività,  soprattutto quelle all’aperto. Stare chiusa in una stanza la fa sentire limitata. Ha bisogno della natura, per essere felice.  Infatti, non vede mai l’ora che suoni la campanella perché dopo l’aspetta sempre un premio gradito.

 Nel pomeriggio, dopo  scuola, Aisha si ferma al parco, per giocare. Mingherlina, con lo zaino più grande di lei sulle spalle,  cammina lentamente,  la mano intrecciata con fiducia a quella della madre. Appoggiata la borsa a terra, saluta con la  manina la donna, coperta  dalla testa ai piedi eccetto il viso sereno e sorridente, e si unisce a un gruppo di coetanei. L’erba  è ancora umida, i piccoli  piedi la calpestano allegri nella corsa. Il vento primaverile scompiglia i capelli corvini ricci, una  risata gioiosa si sprigiona  nell’aria. Corre, Aisha, saltella giocosa, incurante degli occhi chiari che la seguono in ogni  momento. Si sente libera e  pronta per spiccare il volo, lo sguardo fisso sull’altalena. La raggiunge in pochi passi e si siede  comoda, attenta a non  sgualcire la gonna nera a fiorellini rosa. Quando si libra nell’aria ha la sensazione di poter toccare il  cielo con i piedi. Come  tutti i bambini della sua età, non molto pazienti e pieni d’energia, Aisha si stufa facilmente. Allora  va alla casetta di legno e  sale lentamente, un gradino alla volta, e poi il tuffo. Lo scivolo le piace da matti, un solo viaggio non le basta mai.

Tornata al punto di partenza trova Lorenzino, un bimbo biondo e cicciotto, a osservarla, le braccia incrociate sul petto. Vanno nella stessa scuola, ma in classi differenti, e che la bambina ricordi non si sono mai parlati. È Lorenzino a rompere il silenzio con una dichiarazione simpatica che mette in imbarazzo la bimba. «Con chi sei fidanzata? Con Filippo, Gregorio o Salvatore? Mi piaci.» Lei non risponde, le mani davanti al grembo, la gonna oscilla. «Spostati — dice Aisha — voglio fare un altro giro.« Lorenzino obbedisce e come un vero cavaliere, un perfetto principe del castello di legno che ha appena scelto la principessa del cuore, fa un inchino profondo. In un attimo Aisha è su e si tuffa libera, seguita dal corteggiatore impacciato, che continua a farle le stesse domande di prima. Dal sapere se è innamorata e da chi dipende la sua giovane vita. Si rin-corrono di continuo senza mai fermarsi nonostante il fiato corto. Al calar della sera il gioco non è ancora finito. Aisha corre libera, inseguita dal compagno di scuola che non la molla nemmeno per un istante. Nessuno dei due sente il richiamo delle madri spazientite, il vento porta via lontano le parole in arabo e italiano. All’improvviso si fermano. Lorenzo prende la mano di Aisha e l’appoggia sul petto, sussurrando, forse per l’ultima volta, la fatidica domanda, seguita da due semplici e innocenti parole: «Ti amo.» Schiocca un bacio sulla guancia dell’amata e l’abbraccia con trasporto. Stanchi ma felici si siedono sul prato, mano nella mano. L’amore non ha confini e parla con il linguaggio dei cuori che battono all’unisono.