Tu sei qui

Lingua Madre Duemilaundici. Racconti di donne straniere in Italia

Autore: 
Editore: 
edizioni SEB 27
Luogo di edizione: 
Torino
Anno: 
2011

Recensione: 

Daniela Finocchi cura la raccolta dei testi selezionati tra quanti hanno partecipato alla sesta edizione del concorso letterario nazionale “Lingua madre”. Il concorso è promosso insieme al Salone Internazionale del Libro di Torino ed è noto per le sue attività culturali su tutto il territorio nazionale. Svolge un ruolo importante nel far emergere pensieri e sentimenti di donne immigrate e di italiane che si interessano di migrazione.
Queste voci femminili aiutano a comprendere la realtà in cui siamo immersi, mondi lontani nel tempo e nello spazio di cui gli immigrati sentono dolorosamente nostalgia (“La casa dentro l'anima”), che vivono anche dopo anni di lontananza (“Una straniera a piedi nudi per Torino”: “Ho letto i classici italiani, canto l'Inno di Mameli e anche il Va' pensiero, ma non potrò mai dimenticare lo sciacquio delle onde, l'ombra delle foreste, il grido dei pappagalli e delle scimmie che fanno parte di quella valigia, che portai con me la prima volta che toccai il suolo d'Italia”). Sono persone care perdute che vivono in modo indelebile nella memoria (“Topografie dell'anima”, “Lettera d(al) paradiso”), il ricordo delle emozioni al momento dell'arrivo nello scritto pieno e ricco del racconto vincitore del 2011, “Sconfini”. I legami affettivi che si instaurano mescolando tradizioni (la giovane volontaria di origine iraniana e la signora dell'ospizio, “Norouz”) e curando la solitudine delle persone nella nostra società (“Un giorno da cani”). Affetti che nascono nella mente di chi vede dalla finestra della sua casa una prostituta (“A mia figlia direi: “copriti, è un freddo da lupi” […] A tua madre […] “Te la riporto, ora scendo, la prendo per mano e la accompagno su un aereo, la accompagno fino a te”).
Leggere questi testi significa dare ascolto profondo agli immigrati come chiede il racconto di Gracy Pelacani che rifiuta con garbo e ironia l'interesse superficiale e subito interrotto della gran parte dei suoi interlocutori. " Non aveva ancora imparato a ignorare il dispiacere che le lasciava questa repentina conclusione. Pur consapevole di star solo ingannando se stessa, continuava i dialoghi nella sua testa, in attesa che l'interlocutore da immaginario si trasformasse in reale."
Significa vedere la complessità di un mondo con molte appartenenze (“Fidatevi della vostra mamma”), con continui movimenti di persone che vanno e vengono nel grande mondo, nonni che arrivano al Rio de la Plata, nipoti che salpano verso Genova (“Giri di giostra”) “rigogliosi di vita”, capaci fin da bambini (“Il teatro oscuro”) di lanciarsi alla conquista di una grande città senza perdersi.

Autore della recensione: 
Maria Rosa Mura