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La pelle che ci separa

Autore: 
Editore: 
Nutrimenti
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2008
Traduttore: 
Clara Antonucci e Caterina Romeo

Presentazione: 

Nel genere letterario del memoir il libro registra come un'attenta macchina da presa un quadro familiare dominato da vigorose presenze femminili in cui la piccola protagonista si muove tra due nonne diversissime e acquista sempre maggiore consapevolezza delle ricche doti di 'sangue' ereditate. Passa dallo sforzo di nascondersi e mimetizzarsi alla convinta affermazione della propria identità meticcia. È infatti afroamericana con ascendenze francesi per parte di madre ed italoamericane per parte di padre. Vive nella propria pelle la complessità di un'appartenenza a mondi che sono anche ostili e razzisticamente contrapposti all'epoca della sua nascita (perfino dal punto di vista legale) con infinite contraddizioni e sfaccettature. Ad esempio nella famiglia della madre, nera, le donne hanno pelle chiara e capelli biondi, in quella del padre, legalmente bianco, capelli crespi e ricci con carnagione scura.
È nella Sicilia dei suoi antenati che Kym riscopre il cardine, la cerniera che dà senso a questa intricata mescolanza.
È il mito di Persefone nella variante in cui è Kym stessa a scegliere il proprio destino di esule continua tra due mondi contrapposti, anzi ben più di due mondi: differenze di pelle, di origine, di posizione sociale, di genere, di cultura. Sullo sfondo un'America, una New York, un'Harlem divisa da pulsioni razziste, stratificata da ondate migratorie successive.
Con un'illuminante postfazione di Caterina Romeo: Una capacità acrobatica

Pagine di...: 

IL CIBO
la salumeria italiana ad Harlem, pag.136 sg.
il primo pranzo dalla bisnonna italiana, pag. 139 sg.
"Ci accolsero, fluttuanti nell'aria, gli odori primordiali che arrivavano dalla cucina, la carne che friggeva, i pomodori che gorgogliavano. Ci diede subito da mangiare, brodo di pollo con scarola e polpettine minuscole, peperoni imbottiti, i biscotti regina fatti in casa, pieni di sesamo e vaniglia. Non ho mai dimenticato quel pranzo da lei, uno dei primi pranzi tradizionali italiani che avessi fatto"