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La vita dell'eroe_recensione

Autore: 
Editore: 
Besa
Luogo di edizione: 
Nardò (Lecce)
Anno: 
2016


Recensione: 

È profondamente calato nel tempo, nello spazio e nella Storia, il romanzo di Ron Kubati, una narrazione che ruota tutta intorno a Sami, l’eroe del titolo, prima partigiano comunista, poi colonnello dell’esercito albanese sotto Enver Hoxha, che vive sulla propria pelle i burrascosi cambiamenti che l’Albania attraversa negli anni della seconda guerra mondiale e soprattutto in quelli successivi. Un romanzo che ha il pregio di riportare alla luce i complessi rapporti tra l’Italia e il Paese delle Aquile, (testimoniato anche dalla scelta di dedicare un capitolo alla presenza dell’uomo in Italia), ma in grado anche di mostrare il caos che nell’assestamento dei poteri si può produrre, scaraventandosi sulle vite dei personaggi, fino a travolgerle. Kubati ha creato una narrazione dal ritmo pronunciato, dove si susseguono azioni e vicende che mantengono sempre lo sguardo sull’eroe, un eroe non privo di ombre e ambiguità, sempre in azione, sempre incalzato dagli eventi e, per certi versi, anche vittima degli stessi. In una ipotetica traduzione cinematografica di questo romanzo, immagineremmo ogni ripresa con la presenza dell’eroe, intorno al quale tutto si dipana. Una figura articolata, quella di Sami, che oscilla tra spietatezza e sangue freddo nel suo “mestiere”, machismo e maschilismo alimentati dalla sua condizione privilegiata, ma anche capace di appassionato desiderio verso la donna a cui anela. Se il New Italian Epic (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20012) non includesse solo quella nebulosa di testi scritti tra il 1993 e il 2008, La vita dell’eroe, proprio per il suo affondare profondamente le radici in spazi e tempi definiti storicamente, potrebbe forse essere annoverato sotto quella macrocategoria coniata da Wu Ming 1 che ha definito anche nei seguenti termini che ci paiono pertinenti nel caso del testo di Kubati:

“Queste narrazioni sono epiche perché riguardano imprese storiche o mitiche, eroiche o comunque avventurose: guerre, anabasi, viaggi iniziatici, lotte per la sopravvivenza, sempre all'interno di conflitti più vasti che decidono le sorti di classi, popoli, nazioni o addirittura dell'intera umanità, sugli sfondi di crisi storiche, catastrofi, formazioni sociali al collasso. Spesso il racconto fonde elementi storici e leggendari, quando non sconfina nel soprannaturale. Molti di questi libri sono romanzi storici, o almeno hanno sembianze di romanzo storico, perché prendono da quel genere convenzioni, stilemi e stratagemmi”

Ciò che si contrappone a questo profondo radicamento storico è la sensazione di sospensione, di incompiutezza, di irrisolto che il lettore percepisce – perlomeno nell’esperienza di chi scrive – in conclusione del romanzo: numerose le domande senza risposta, i destini che si perdono nei sotterranei della Storia e che forse testimoniano ancora una volta come la realtà sia sempre più eterogenea e multiforme di quanto sembri.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti