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Strappi di vita

Editore: 
ViTrenD
Luogo di edizione: 
Trento
Anno: 
2021


Recensione: 

 

'Vive la sua vita d'istinto, a strappi, come se non fosse stata vissuta, ma trafugata, immaginata...'
Strappi di vita? forse bocconi di sentimenti e dolori di altri, divorati per affondare i denti nella vita, come un tempo il bambino che era mangiava i fiori per impadronirsi dei colori?
Claudio Nerèo Pellegrini è un poeta e si esprime per immagini, in questo suo libro più che mai, inseguendo sempre la sua profonda adesione alle persone, specie quando si trovano soli nella pena di vivere.
C'è la madre impazzita per il dolore e reclusa, (quei pazzi che vedono così lucidamente la vita), la giovane bellissima ghermita dalla morte che affronta con rabbia il suo destino e il tradimento dell'innamorato; il militare azteco-americano che dissolve nella violenza e nell'alcol la sua aspirazione alla giustizia, che 'si strozza di perdono' all'annuncio della paternità (pag. 90), capace dopo averlo abbandonato per anni di 'entrare nel silenzio del figlio paralizzato'; la giovane donna che colma per altri il suo bisogno di maternità .
C'è un desiderio di vita che si declina in molte esistenze incrociate e teneramente affiancate: 'fai il padre più che puoi', gli dice un orfano, diventato felicemente adulto e padre, un ragazzo forte e allegro che gli si è rivelato per un attimo nella sua infinita solitudine e tristezza. Perchè in un orfanatrofio 'i ragazzi giocano, ridono, gridano, piangono, bisticciano e si riconciliano, ma hanno addosso una specie di malinconia di branco' (pag. 27).
Sono 'sguardi appesi al cuore', sguardi che penetrano l'esistenza.
Il protagonista di questi racconti, con quel suo nome prezioso, Corallo, viene travolto dai tanti dolori che vede: 'come ci si salva dalla disperazione della morte? (pag.25); 'io lì inchiodato a patire l'impossibilità della risposta' (pag.27); 'ancora la mia rabbiosa, sacrilega impotenza' davanti alle ultime parole del minatore, davanti al povero giovane suicida.
È come naufragare dentro la vita della gente a cui Corallo 'si dedica anima tenerezza e corpo'; di fronte ai bambini profughi separati dalle famiglie 'restò stroncato al primo incontro, brivido al cuore, spasimo nel sangue' (pag. 38); 'la goccia di rabbia, di disperazione, di impotenza quando senti che il mondo è crudeltà...quando le crudeltà le hai viste e non puoi denunciarle' (pag.82)
Ma come gli spiega il suo vecchio prof di storia e filosofia, maestro di vita, 'invecchiato in modo giovanile', bisogna 'ribellarsi alla nostra impotenza'. È lui il suo maestro nella lotta alle ingiustizie, lotta espressa nella vita, a fianco dei più abbandonati e oppressi, espressa a parole anche in questo testo: pagine nella forma del teatro che interrompe i racconti, per urlare quello che vuole senza censure, pagine di denuncia che dalle lotte per i lavoratori arriva alle migrazioni ed alla Palestina.
Non a caso qui muore il figlio di Maddalena, il 'figlio' di Gesù, schiacciato dal carro armato, il 'mostro cieco ingoia la casa, li sommerge, li lascia sfigurati fra le macerie' (pag. 66), il Samuele cristiano che si muove tra l'oggi e il passato della vita di Gesù, con visioni che lo riportano costantemente ad un Gesù vicino, umano.
In queste pagine c'è una fede religiosa vissuta mai banalmente, mai in superficie, piena di domande dolorose 'ma insomma Dio è estraneo?', e 'contro'. Contro chi professa una fede ipocrita, affarista e mondana, si mette in mostra e getta negli occhi polvere devota.
C'è la morte che parla con chi sta per portarsi via, la morte ingorda soprattutto di bambini (pag. 98), ma c'è anche 'un regalo dell'amore', momenti di dolcezza che illuminano la vita.
 
La poesia percorre tutto il testo, con i temi che conosciamo e che gli /ci sono cari, reinterpretati con lingua forte, concisa, un ritmo coerente e maturo. Viene alla luce prepotentemente raccontando la 'nostalgia di una vita',
'nostalgia di altre scelte di vita che ora rimpiango
e la lunga treccia di mia madre
e la rugiada sulle genziane
e gli altari tra gli alberi...

 

Autore della recensione: 
Maria Rosa Mura
Presentazione: 

Il libro più recente del sacerdote poeta, racconti sovrabbondanti di umanità