Tu sei qui

Future. Il domani narrato dalle voci di oggi

Autore: 
Editore: 
effequ
Luogo di edizione: 
Firenze
Anno: 
2019


Recensione: 

Né io né lei immaginavamo che, una volta scese da quell’aereo, nonostante avessimo appena sorvolato il Sahara e il Mediterraneo, il viaggio non fosse ancora terminato. Mancava un’altra frontiera, spesso meno di due millimetri, densa e oscura come la selva dantesca: la nostra pelle nera, limes fitto che divideva i superiori esseri umani dagli inferiori primati in cui ci saremmo trasformate. Abbiamo incontrato troppi di quelli che chiamo “presbiti e miopi epidermici”: quelli che non vedono oltre la nostra melanina. I presbiti e miopi epidermici ci hanno sempre stupito con domande improbabili: siete venute in barca? Andavi a scuola prima di venire qui? Facevate diciotto chilometri al giorno a piedi per procuravi l’acqua? (p.104-105)

Questa raccolta di voci, curata da Igiaba Scego, italiana con la pelle nera come le altre scrittrici presenti nel volume, esprime i paradossi, le contraddizioni, le fatiche che gli italiani, anzi le italiane nere o le afroitaliane, vivono quotidianamente. Non è tuttavia, come la curatrice spiega, un lavoro che vuole raccogliere lamentele e frustrazioni (che avrebbero comunque motivo di esserci) ma dare voce a una prospettiva ancora troppo poco ascoltata e mostrare in essa una via, inevitabile e necessaria, che la società italiana ha intrapreso da tempo, senza accorgersene o volerlo fare. Interessante che tutte le voci che si raccontano lo fanno con stili molto diversi, sfiorando anche il taglio saggisitico o sociologico: d'altronde la consapevolezza lucida che hanno qui le autrici nasce spesso dai loro articolati percorsi di studio e accademici nonchè dalle loro esperienze transnazionali che certamente forniscono una prospettiva interna ed esterna che ha molto da dire e che per questo andrebbe ascoltata di più. Anche in questo caso, la società e la letteratura sono sempre un passo avanti rispetto alla consapevolezza comune che continua a sovrapporre italianità a bianchezza e che ignora la ricchezza di sguardo che figure come quelle qui riunite propongono.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti