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Il ritorno. Padri, figli e la terra fra di loro

Autore: 
Editore: 
Einaudi
Luogo di edizione: 
Torino
Anno: 
2017
Traduttore: 
Anna Nadotti


Presentazione: 

Si tratta di un racconto autobiografico, che mette a nudo la tragedia familiare dell'autore e insieme dà conto della realtà libica, passata e recente, della situazione geopolitica, con le manovre egiziane e quelle della Gran Bretagna di Blair, risalendo nella storia fino alla violenta occupazione italiana.

Jaballa Matar è un oppositore del regime di Gheddafi, molto attivo, mette in gioco tutto il suo patrimonio per organizzare una rivolta contro il dittatore, ma con la complicità del governo egiziano, nel 1990 viene sequestrato nel suo appartamento al Cairo e fatto sparire per sempre.

Il figlio Hisham, con la madre e il fratello, continua incessantemente a cercarlo. Nel 2012, profittando della debole speranza aperta dalla rivoluzione, scrittore ormai affermato, rientra in Libia, ritrova dopo 33 anni la terra della sua infanzia, rivede lo zio e i cugini che sono stati liberati e nei loro decenni di prigionia hanno avuto contatti con suo padre, in isolamento nel famigerato carcere di Abu Salim.

Le ricerche e i tentativi di sapere se il padre è vivo o morto non approdano a nulla, nonostante intraprenda anche lunghe trattative con il figlio del dittatore, Saif al Islam. Resta solo l'ipotesi che Jaballa Matar sia tra i 1.270 detenuti massacrati ad Abu Salim nel 1996.

 

Pagine di...: 

ESILIO

Ed eccola, la terra. Ruggine e giallo. Il colore della pelle appena cicatrizzata. forse sarò finalmente libero. A poco a poco la terra scuriva. Un velo di vegetazione copriva le colline. E, all'improvviso, il mare della mia infanzia. Quanto spesso gli esuli romanticizzano il paesaggio della patria. Ho sempre evitato di farlo. Niente mi irrita di più di un libico che si sdilinquisce sul 'nostro mare', 'la nostra terra', 'la brezza del suolo natìo'. Dentro di me, peraltro, non avevo smesso di pensare che la luce di laggiù non ha eguali. Ai miei occhi ogni mare, per quanto bello, sembrava un impostore. Ora, gettando un primo sguardo sul paese, pensavo che era più luminoso di quanto ricordassi. Il fatto che avesse continuato ad esistere per tutto quel tempo, che fosse rimasto lo stesso per tanti anni, e che io fossi capace di riconoscerlo, mi sembrava un dialogo, un richiamo e la sua eco, una reciproca espressione di riconoscimento.

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