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Naufraghi della pace. Il 1945, i profughi e le memorie divise d'Europa

Autore: 
Editore: 
Donzelli editore
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2008

Recensione: 

Esodi. Flussi imponenti di migrazioni che vedono milioni di persone fuggire dal territorio in cui sono nate per cercare rifugio altrove. È quanto avvenuto durante e dopo la seconda guerra mondiale in tutta Europa.
Sono ebrei che scappano ad est dalla Germania nazista – vengono vessati dai russi, a volte addirittura tornano indietro, nelle mani di persecutori noti, altre volte vengono deportati nei gelidi lager di Arcangelo e del Mar Bianco e nonostante le sofferenze finiscono così per aver salva la vita. Beffe del destino a non finire, come per gli italiani immigrati in Slovenia nel dopoguerra per simpatia per la Jugoslavia titina, non molti (2.500), ma finiti in molti a Goli Otok, la temibile isola Calva, come avversari del regime dopo il distacco di Tito dal Comintern.
Sono i sopravvissuti ebrei di ogni nazionalità in fuga verso la Palestina.
Sono i tedeschi ricacciati ad ovest dalla sconfitta e dai polacchi che si impadroniscono delle terre in cui convivevano, quasi a risarcirsi di tutto il territorio a sud est, già in loro possesso dal 1924 ed ora perduto.
Sono i polacchi che scappano a sud e ad ovest da Lituania, Bielorussia, Ucraina; sono i bielorussi ed i lituani trasferiti verso l'URSS come gli ucraini; sono gli ungheresi che scappano dalla Cecoslovacchia.
Sono i Volksdeutsche cacciati da territori in cui vivevano da secoli, resi sospetti dalla loro lingua e dalla loro cultura indipendentemente dalle loro azioni.
Sono i prigionieri che rientrano verso la loro patria dai campi di concentramento e dai lavori forzati in Germania.
Un movimento di milioni di persone sradicate, di eccidi di massa su base etnica (presunta), con un trauma che la nuova Europa deve ricordare e affrontare se vuole avere una memoria condivisa e riappacificata. Perchè i punti di vista, i nazionalismi, le ideologie, gli egoismi assassini, non sempre sono stati confrontati e queste ferite permangono. Traumi collettivi rilevanti perchè questi milioni di persone fuggono a seguito di persecuzioni e di stragi, vengono trasferite d'autorità, deportate nelle peggiori condizioni, tanto che molti muoiono per le modalità stesse del trasferimento forzato.
I fuggiaschi non trovano pace nemmeno nei luoghi verso cui si dirigono con grandi speranze: anche per il loro elevato numero, creano difficoltà e problemi che vanno ad aggiungersi a quelli già esistenti per la guerra, la sconfitta, la distruzione. Sempre comunque trattati da stranieri, visti con ostilità e sospetto, chiusi in campi per anni, vittime della generale diffidenza e di antiche paure e pregiudizi ancora vivi sotto la cenere.
Basti l'esempio italiano per capire quanto lavoro di rielaborazione storica, psicologica, politica resti ancora da attuare.
Tra questi movimenti c'è infatti anche l'esodo degli italiani dall'Istria e dalla costa dalmata, non i milioni di cui si parla per l'Europa centrale, ma pur sempre 300.000 persone. A lungo questa pagina della nostra storia recente è stata taciuta a causa di feroci contrasti che hanno letto gli avvenimenti secondo opposte ideologie, aggravando le sofferenze umane.
Sia i dirigenti politici sia i cittadini devono avviarsi ad un confronto intellettuale onesto, sulla base di un lavoro storico condiviso, altrimenti non si può parlare di vera pace, le tensioni torneranno prima o poi a scoppiare. La memoria è indispensabile, anche quando atroce, il lutto va capito e condiviso, per poter arrivare in Europa ad una coalizione di stati, reale, che superi fin nelle profondità delle sue viscere i drammi della storia.

Il testo è a cura di Guido Crainz, Raoul Pupo, Silvia Salvatici. Oltre ai loro presenta saggi di altri studiosi: Federigo Argentieri, Davide Artico, Eva Banchelli, Giulia Caccamo, Francesca Cavarocchi, Costantino Di Sante, Antonio Ferrara, Paolo Morawski, Mila Orlić, Jessica Reinisch, Marta Verginella.

Autore della recensione: 
Maria Rosa Mura