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Occhiopin. Nel paese dei bei occhi

Editore: 
orecchioacerbo
Luogo di edizione: 
Roma
Anno: 
2006

Recensione: 

E' una riscrittura molto interessante del classico collodiano, mantenendosi fedele al target originario, quella di Fabian Negrin. Nel caso di Occhiopin, Negrin è sia illustratore che autore della storia, che racconta al contrario la vicenda collodiana. Occhiopin vive a Villette Barbecue, un quartiere tra la città e la campagna uguale a mille altri quartieri in cui omologazione e ordine regnano sovrani. Il bambino protagonista si ribella a tutto questo, si scontra con la cattiva fata turchina che lo punisce prima trasformandolo in asino, poi ficcandogli in testa il grillo parlante (che lo invita di continuo al consumo e al conformismo) e infine facendogli sparire il naso dal volto. Occhiopin è uno sconfitto nel suo mondo, il suo stesso padre gli si rivolta contro perchè vuole farlo a pezzi per bruciarlo e quando butta via un vecchio ceppo sull'erba, questo poi germoglia e racconta ai bambini che vengono a giocare sotto le sue fronde di quel paese bello e libero, che ha avuto la fortuna di visitare quando era un burattino di legno, che è il Paese dei bei occhi.
La trasformazione del protagonista inverte la parabola identitaria del Pinocchio collodiano che dal bosco, dal legno, vuole emanciparsi per entrare a far parte dell'universo umano. Nella fiaba di Negrin, Occhiopin è forzatamente riconsegnato al bosco, da dove però riesce a raccontare, trasformato, ciò che di bello ha vissuto. Bellezza e verità sono le due grandi aspirazioni del protagonista in nome delle quali viene respinto dagli uomini, dal suo stesso padre. Anche in tal caso, come in Occhio a Pinocchio (http://www.ilgiocodeglispecchi.it/libri/scheda/occhio-pinocchio) della scrittrice Jarmila Ockayova, il rifiuto all'omologazione, agli schemi precostituiti e ai luoghi comuni diventa motivo di esclusione per il protagonista, che è percepito diverso, in quanto portatore di una prospettiva inusuale e critica della realtà. Il pensare autonomamente rende diversi, è un marchio di estraneità per entrambi i protagonisti di queste riscritture che sperimentano sulla propria pelle lo stigma della differenza.
Un testo importante da non perdere, per piccoli e grandi.

Autore della recensione: 
Silvia Camilotti