La lunga guerra civile ed il flagello dell'AIDS hanno annchilito l'Uganda, e hanno lasciato circa un milione e seicentomila bambini e adolescenti privi di uno o di entrambi i genitori.
Su iniziativa dell'UWESO (Organizzazione delle Donne Ugandesi per Salvare gli Orfani) e su richiesta dell'IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) e del BSF (Fondo Belga per la Sopravvivenza) il regista iraniano Abbas Kiarostami ha realizzato un lungometraggio sui gravi problemi che attanagliano questo popolo. Senza pietismo, luoghi comuni e stereotipi che vedono l'Africa come una terra triste, piena di miseria e malattie, la pellicola, lieve e delicata, non nasconde i forti disagi, mette in mostra soprattutto la grande forza d'animo, il grande coraggio che queste popolazioni continuano ad avere nonostante le reali difficoltà in cui versano. Un film che tocca le corde più profonde dell'anima.
Gurinder Chada ci mostra il conflitto interiore degli indiani e pakistani di seconda generazione, nati in Gran Bretagna ma consapevoli anche della propria cultura di origine. Il film racconta una cultura popolare provocatoria, in parte asiatica in parte britannica, sullo sfondo di un nazionalismo inglese appena accennato. I ritmi della musica Bhangra e Bangla dettano il tempo a questa vivace sequenza di interviste con giovani donne e uomini britannici-asiatici, utilizzando sia immagini di archivio che eventi musicali ripresi in strada oggi. Una cronaca sul ruolo giocato dall'appartenenza e dall'identità culturale nella formazione della società britannica multietnica contemporanea.
Un laboratorio teatrale di Bruxelles è l'occasione d'incontro abituale di alcune giovani donne, figlie di famiglie immigrate dal Marocco. L'idea di mettere su uno spettacolo diventa il pretesto per prendere la parola, confrontare i diversi punti di vista e soprattutto rompere gli stereotipi che riducono queste donne, diverse l'una dall'altra, all'immagine piatta della "donna islamica trapiantata in Europa". Finalmente libere di esprimere se stesse e le loro opinioni, le protagoniste di questo film si interrogano su cosa significhi essere donna, essere immigrata in un paese europeo, o più semplicemente essere abitante del pianeta Terra.
Ci dice l'autrice: "Per realizzare questo film non ho avuto bisogno di cercare lontano. Incontro questi bambini tutti i giorni nella mia strada, nel mio quartiere. Al di là delle sofferenze quotidiane, delle paure, dei rischi per la loro stessa vita, ho voluto rivelare quello spazio fatto di sogni e speranze che ciascuno di loro è riuscito a ritagliarsi". L'Uccello Verde è il protagonista di un racconto popolare palestinese che narra la sua storia: catturato ucciso e divorato dai suoi parenti più stretti, rinasce grazie all'amore della sorella che gli ricuce le piume verdi, permettendogli di tornare a vivere.
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Sceneggiatura: Sabrina Dhawan
Fotografia: Declan Quinn
Montaggio: Allyson C. Johnson
Costumi: Arjun Bhasin
Musica: Mychael Danna
Coreografia: Stephanie Carrol
Produzione: Delhi Dot Com - Mirabai Films
Distribuzione: Key Films (2001), Dvd Keyfilms/ Distr. Dnc ( 2002).
A New Delhi durano quattro giorni i preparativi di un matrimonio, combinato tra due ricche famiglie borghesi del Punjab. Arrivano anche dagli Stati Uniti e dall'Australia i membri del clan Verma e s'intrecciano 5 storie in una catena di tragicomici conflitti. Le torrenziali piogge monsoniche sono catartiche.
Leone d’Oro a Venezia 2001.
Sceneggiatura: Kumar Dave, Sanjay Dayma, Ashutosh Gowariker, K.P. Saxena
Fotografia: Anil Mehta
Montaggio: Ballu Saluja
Costumi: Bhanu Athaiya
Musica: A.R. Rahman
Coreografia: Nitin Chandrakant Desai
Produzione: Aamir Khan Productions Ltd.
Distribuzione: Keyfilm
India, fine 1800. In un piccolo villaggio dove non piove da mesi vengono raddoppiate le tasse. Quando i contadini vanno dagli inglesi a chiedere una diminuzione delle tasse, gli inglesi rispondono con una sfida: a cricket. Lagaan è uno spettacolo grandioso, non solo per la durata, ma anche per la messa in scena, per le musiche e i balletti, i continui movimenti di macchina, per i costumi e per le musiche. Insomma quello che in altri tempi si sarebbe definito un “kolossal”.
Tra Il lamento del sentiero (1955) e Il mondo di Apu (1959), è la 2ª parte di una trilogia, tratta dal romanzo Pather Panchali del bengalese Bibhutibhusan Banerjee, che attraverso la storia di Apu e della sua famiglia traccia un affresco dell'India degli anni Venti e del suo travaglio evolutivo. Influenzato dal neorealismo italiano, Ray racconta la vita, la morte, il dolore delle madri, l'egoismo dei figli con un ritmo lento ma senza indugi, con cura figurativa di classico rigore ma senza compiacimenti estetizzanti, con la sobria forza di una semplicità che rende familiare un ambiente a noi lontano. Leone d'oro a Venezia 1957.
Fotografia: Enrica Colosso
Montaggio: Babak Karimi
Musica: Lamberto Coccioli, Francesco Albanese
Storie di giovani donne che lasciano o sognano di lasciare l’Ucraina per cercare fortuna in Occidente. Qualcuna cerca un marito, altre credono alla promessa di un lavoro serio, altre ancora sono disposte a tutto perché, come recita un vecchio proverbio russo: “chi non rischia non beve champagne”. Ma il sogno dell’Occidente il più delle volte si trasforma in un incubo.
Due fratelli albanesi sbarcano a Brindisi con la grande ondata del 1991. Sotto un ponte notano una strada pericolosa per ingorghi ed incidenti e si improvvisano vigili urbani. Dieci anni dopo sono ancora lì.
Documentario, realizzato nel 1963 da Franco Melandri per la RAI, che racconta la storia dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti.