Sceneggiatura: Kees van der Hulst
Fotografia: Jacques Laureys
Montaggio: Chris Teerink
Produzione: Motel film
La sposa polacca è un dramma psicologico incentrato sulla nascita di un amore tra un agricoltore di Groningern, nell'olanda settentrionale, e Anna, immigrata polacca attirata con l'inganno in olanda per lavorare in una casa di tolleranza. ....
Sceneggiatura: Cheick Oumar Sissoko
Finzan è una canzone che i bambara suonano esclusivamente per gli eroi, per coloro che hanno compiuto imprese eccezionali. Il regista, con un gesto di sfida, dedica il suo canto alle donne, eroine di una realtà crudele rimasta immutata da millenni. Alla tragedia della siccità, della fame, dell'esodo che stringe come una morsa tutta la zona del Sahel si sovrappone per le donne africane anche un'altra tragedia, quella dell'oppressione esercitata dalle leggi della tradizione. Il film denuncia apertamente la pratica dell'escissione ancora in uso in gran parte del Mali.
Cheich Oumar Sissoko
Nasce nel 1955 a San, quartiere popolare di Bamako. Si laurea a Parigi in storia e sociologia dell'Africa, poi studia cinema al Centro Nazionale L.Lumier. Ritorna in Mali e diviene funzionario del centro Produzioni Cinematografiche per cui realizza Sècheresse et exode rural. Nyamanton è il suo primo lungometraggio.
Filmografia
Sècheresse et exode rural, cm/1985;
Nyamanton, lm/1986;
Etre jeune à Bamako, video /1992;
Guimba, un tyran, une èpoque, lm/1995
Sceneggiatura: Dani Kouyaté
Produzione: Afix Productions, La Lanterne, Sehelis
L’eredità del griot, ovvero l’importanza della tradizione orale per la trasmissione della cultura e della storia dei popoli africani. Il griot, depositario di questo immenso potere è rappresentato nel film dall’anziano Djeliba, che lascia un giorno il villaggio per recarsi in città ad iniziare il giovane Mabo alla conoscenza di sé attraverso la storia dei suoi antenati. I racconti di Djeliba sono avvincenti e carichi di magia al punto che Mabo comincia a trascurare la scuola.
DANI KOUYATE
Nato nel 1961 a Bobo Dioulasso. Diplomato all’Istituto Africano di Educazione Cinematografica, ha frequentato L’Università di Parigi 8. Ha realizzato diversi cortometraggi tra cui Gamidon African trasmesso da Canal Plus. E’ anche attore e cantastorie.
Kaité è il suo primo lungometraggio.
FILMOGRAFIA
Bilakoro, cm/1988; Gamidon, cm/1991;
Tobbère kosam (Poussière de lait) cm/1993;
Les larmes sacrées du crocodile, cm/1995 ;
Keita, l’heritage du griot, lm.
Sceneggiatura: Jaime Aviles, Josè Joachin Blanco, Paul Leduc, Hector Ortega, Juan Tovar
Fotografia: Guillermo Navarro
Montaggio: Guillermo S. Maldonado
Costumi: Claudia e Jimena Fernandez
Musica: Eugenio Toussaint, Perez Prado, Bola de Nieve
Coreografia: Marco Antonio Silva
Produzione: Doble
Distribuzione: Lab 80 Film
Un tipico cabaret latino-americano, in un quartiere povero di Panama. Si esibiscono cantanti, comici, prestigiatori, acrobati. Il pubblico è composto da lavoratori del porto, disoccupati, operai, gente dei bassifondi. Tutti insieme sono "quelli del barrio", quelli del quartiere. E’ nel quartiere che nascono amori, si coltivano ambizioni, si trascinano frustrazioni. E’ lì che si vive come in ogni altro quartiere popolare latino-americano, ballando, sognando, amando e lavorando al ritmo del mambo. Ma un giorno tutto cambia: c’è un’invasione straniera; il paese si ritrova dentro la guerra. Il mambo non sarà più lo stesso.
Da anni il Colonnello aspetta una pensione che tarda ad arrivare. Ogni venerdì, con addosso il suo abito migliore, aspetta sulla banchina la lettera di avviso della sua pensione. Tutti sanno, compreso lui, che aspetta invano: ma il Colonnello chiude gli occhi di fronte all’evidenza e si aggrappa al suo sogno.
In un contesto scenografico teatrale, claustrofobico, coloratissimo, Ripstein mette in scena l’apologo sulla dignità e l’onore da conservare ad ogni costo.
Sceneggiatura: Danis Tanovic
Premio miglior sceneggiatura al Festival di Cannes 2001
In una trincea tra due linee di fuoco si incontrano il bosniaco Ciki e il serbo Nino, a cui si aggiunge un terzo, un bosniaco dapprima creduto morto. Siamo nel 1993 e i tre si trovano in una trappola infernale, di cui si occuperanno, senza darsi veramente da fare, truppe dell’ONU, mass media ecc. Tra Ciki e Nino sembra scoccare qualche scintilla di comprensione e perfino solidarietà, ma poi…. Un film nero che fa accapponare la pelle e colpisce lo stomaco.
Il film riporta in primo piano un pezzo di storia quasi dimenticato, ossia la sottile ma decisa repressione attuata dagli U.S.A. nei confronti della comunità giapponese ivi residente, all’indomani dell’attacco di Pearl Harbour. Sono passati pochi anni dall’evento e sui giapponesi più giovani s’addensano le nubi di un rancore non ancora sopito. Persistono contrasti che affiorano in un processo in cui non si cerca realmente la verità, finchè un anziano avvocato richiama la necessità di armonizzare l’incontro tra culture diverse, nel nome di ideali più alti di civiltà e convivenza.
In una stazione di autobus sperduta nella campagna cubana, molte persone sono in preoccupata attesa. Le corriere che arrivano sono già piene e non si fermano, e quella in dotazione alla stazione è rotta da tempo. C’è chi aspetta da giorni e nel frattempo ha avuto modo di conoscersi, litigare, discutere. Ed è proprio durante un’estenuante attesa che i viaggiatori scoprono un modo per poter convivere e un luogo dove questo possa avvenire.