Impetuoso, lieve, sconvolgente: è il vento che soffia senza requie sulle pendici del Rossarco, leggendaria, enigmatica altura a pochi chilometri dal mar Jonio. Il vento scuote gli olivi secolari e gli arbusti odorosi, ulula nel buio, canta di un antico segreto sepolto e fa danzare le foglie come ricordi dimenticati.
Hanno quattordici anni e molti sogni Nicola e Anna, quando s'incontrano nella bella Crotone, in riva al mare. Lui ha il mito di Pietro Mennea: vuole diventare un grande velocista e ci riuscirà. Lei ha il mito di Lucio Battisti, al quale scrive lunghe e appassionate lettere, e sogna di vederlo interpretare i testi che compone. E anche lei riuscirà a diventare un'affermata paroliera. Nicola ci mette poco a innamorarsi di Anna. Lei di più. Ma poi lo adorerà. E saranno anni belli e pieni, anni con il vento tra i capelli. Ma veloci, appunto. Non tutto fila per il verso giusto.
Il sogno di Giorgio Bellusci è quello di ricostruire il Fondaco del Fico, una locanda in uno sperduto paesino della Calabria in cui si era fermato Alexandre Dumas. Nel secondo dopoguerra, in questa stessa Calabria remota, arriva Hans Heumann, giovane fotografo tedesco venuto al sud in cerca di luce, di paesaggi, di nutrimento per la sua arte. Sarà proprio Giorgio Bellusci, suo coetaneo, ad accompagnarlo nelle esplorazioni e nella scoperta. Il loro rapporto resisterà alla lontananza, al tempo e al destino.
Protagonista di questo romanzo è Giovanni Alessi, un uomo in perenne fuga. Dalla sua famiglia, dal suo paese, dove è nato e cresciuto, dai fantasmi del suo passato, dalla sua lingua, dal ricordo del padre che morì a trentacinque anni cadendo in un burrone per vincere una scommessa. Giovanni, che si è rifugiato in Germania per raggiungere Claudia, lavora dapprima come posapietre con uno zio, poi inizia a collaborare alla radio dove lavora la sua ragazza.
Cinque personaggi si contendono la scena all'interno della zona transit dell'aeroporto Charles De Gaulle, impazienti di raccontare le proprie vite, accostate e contrapposte, di confessarsi. C'è Bashir, un mercenario di Gibuti che ha combattuto i ribelli per conto d'un governatore corrotto; c'è Harbi, diviso tra due esperienze e due continenti: gli anni di studio in Francia e il presente a Gibuti; c'è sua moglie Alice, déracinée volontaria, che ha lasciato la nativa Bretagna e scoperto un nuovo mondo; c'è il figlio Abdo-Julien e il nonno Awaleh.
Wais, ex maratoneta e un tempo eroe nazionale, sua sorella Anab, unica figura femminile, il poeta Dilleyta e il medico Yonis sono le voci, quasi spettrali, che compongono questo insolito romanzo, ricco di improvvisi cambiamenti di ritmo e tonalità, colte citazioni letterarie e proverbi popolari ripetuti a mo' di ritornello.
Con queste pagine, a metà tra il racconto lirico, la fiction, la testimonianza e la riflessione, l'autore si propone solo di consegnare una sua personale visione della tragedia ruandese, nella speranza di «restituire la sua parte di umanità perduta al paese» e di scuotere l'animo e la mente di qualche lettore. Le testimonianze di individui comuni dei due gruppi, hutu e tutsi, da anni in lotta tra di loro, le stragi, l'orrore dei luoghi del genocidio si alternano alla bellezza della natura e dei paesaggi, in una scrittura dal carattere rapsodico-evocativo.
Testo per metà diario e per metà trattato scientifico in cui l'autore americano racconta il suo impegno militante nella difesa dei diritti e della memoria del popolo Rom.
Questo corposo testo nasce dall'esperienza di Pretto in Romania, a Craiova, dove ha vissuto diversi mesi all'interno di una comunità Rom i cui racconti hanno ispirato gran parte delle vicende narrate in questo libro.