È iniziato nella primavera scorsa il progetto ABITARE IL VESTITO e continua a tutt'oggi.
In una società così variegata come è ormai la nostra, pare importante educare alla reciprocità, al riconoscimento ed alla valorizzazione delle diversità, che non sono solo culturali o legate alla migrazione, sono essenzialmente personali.
Si intende evidenziare come nei rapporti umani si incontrino persone, non culture rigidamente predeterminate, persone con una loro visione del mondo e loro abitudini che possono anche cambiare nel tempo.
Lo scopo è quello di favorire relazioni autentiche che migliorino la vita sociale ed il benessere nel microcosmo in cui si agisce.
In questo libro la poeta Mia Lecomte racconta con la leggerezza delle sue rime la città che viviamo, ma spesso non vediamo. Invita a guardarsi attorno con più attenzione e scoprire dove abitano, mangiano, dormono, lavorano, si curano quelli che non sono immigrati, accattoni, malati, bambini di strada, drogati, prostitute e anziani, ma Viorel, Salvatore, Ling, Carlo Alberto, Jamila, Shana, Pablo, Pap, Ivan, Oscar, Elias, Mimma, Marisa e Tamara. Persone. Che possono far festa insieme. Le eleganti illustrazioni sono di Andrea Rivola.
Spostarsi sul territorio è una prerogativa dell’essere umano: l'uomo si è nel tempo diffuso ed ha popolato tutto il mondo con complessi fenomeni di selezione ed adattamento. Livi Bacci ripercorre la storia delle migrazioni, dall'origine alla contemporaneità, in un testo agile, denso di dati e riflessioni.
Lo scrittore e giornalista serbo, Dušan Veličković, mostra, come hanno fatto altri suoi colleghi dai Balcani, come la letteratura possa rappresentare criticamente una guerra e le conseguenze che produce sulle persone. E lo fa da spettatore e vittima allo stesso tempo, descrivendo con ironia e acutezza cosa significhi vivere in un conflitto.
I regimi totalitari uccidono i giornalisti, nel migliore dei casi li licenziano, sempre li condizionano: è quanto racconta Dušan Velićković, direttore della celebre rivista NIN, all'epoca dei Milošević.
I capitoli di questo libro hanno tutti il nome di persone e di persone racconta il testo, molte, puntigliosamente elencate nelle pagine iniziali come fossero personaggi di un pezzo teatrale. Ma teatro non è: è la vita italiana contemporanea. Se aprite un giornale ci troverete tutti gli elementi di questo libro, ma qui non ci sono fatti di cronaca, ci sono persone e ferite nella carne viva. Non le persone che abitualmente i pezzi di cronaca definiscono in base alla loro appartenenza 'etnica', non 'buoni' e 'cattivi', ma uomini e donne con un nome proprio, propri pensieri e sentimenti.