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Primo piano

Il ruolo delle storie che gli uomini raccontano

Riflessioni di Serenella Iovìno sull'ecologia come visione delle connessioni*

di Maria Rosa Mura

 Serenella Iovino, docente di Letterature Comparate all’Università di Torino, con alle spalle una solida formazione filosofica e umanistica, era con noi a Trento in sala Aurora di palazzo Trentini il 30 marzo scorso. Si tratta della voce più autorevole in Italia per gli studi di ecologia letteraria, una branca che riprende gli assunti teorici di un metodo interpretativo nato negli Stati Uniti negli anni Novanta, un'educazione a vedere il mondo attraverso le opere letterarie. È quindi di oikos, di mondo - casa comune, che una Iovìno appassionata e convinta parla, di una visione sistemica dell'esistente, umano e non, di complessità e alterità, di interconnessioni profonde e misconosciute.

 Il filo del ragionamento segue un percorso che Serenella Iovino titola Migrazioni: ecologie e storie dell'Antropocene. Migrazioni, quel movimento connaturato all'esistenza,  proprio di tutti gli esseri viventi, umani e non, anche geologico se pensiamo al movimento delle placche tettoniche, strumento dell'evoluzione con le mescolanze e le ibridazioni  che provoca. Migrazioni di tanti anche se le mappe di Globaïa danno conto solo degli uomini e delle loro attività, migrazioni antiche quanto l'evoluzione, con le caratteristiche  nei nostri giorni di tragiche migrazioni forzate per le conseguenze del riscaldamento globale e delle devastazioni ambientali provocate dall'uomo. “Le immagini rendono il rischio,  il danno e la sofferenza impercettibili, perché le regioni tossiche e radioattive non appaiono, e così pure i movimenti dei rifugiati climatici. Le geografie della sesta grande  estinzione non sono evidenti.” (Stacy Alaimo, Exposed) Viviamo nell'Antropocene, un'epoca in cui il mondo è modellato da attività umane pervasive e devastanti, in cui  atmosfera, terre ed acque sono trasformate a livelli profondi. Anche quando l'uomo sarà scomparso come specie sarà possibile ritrovare le sue tracce sedimentate, stratificate  nel tempo.

"In questo momento la terra è piena di profughi, umani e non, senza rifugio" (Donna Haraway). Il rifugio può essere dato dalle storie, dall'attenzione a chi non ha voce, dal racconto che ci permette di vedere anche al di là dell'essere umano. Sono le gazzelle di montagna che restano impigliate nel filo spinato che divide il territorio che erano solite traversare tra Siria e Turchia, soffrono e tremano di paura, piangono, muoiono per la paura. Ce lo racconta il giornalista Yücel Sönmez su Hürriyet e non è certo l'unica storia che riguardi vittime non umane dei muri che caratterizzano il nostro presente.

È l'animale che si estingue, uno per tutti, l'ultimo dodo, raffigurato come una vecchia femmina: “Il Raphus cucullatus era diventato raro fino alla morte. Ma questo singolo individuo, in carne e ossa, era ancora vivo. Immaginala dell’età di 30, 35 anni —un’età avanzata per la maggior parte degli uccelli, ma non impossibile per un membro di questa specie di così grandi dimensioni corporee. Non correva più, camminava a fatica. Ultimamente stava diventando cieca. Il suo apparato digerente era lento. Nel buio di un primo mattino del 1667, mettiamo, durante un acquazzone, si riparò dietro una pietra fredda alla base di una delle scogliere del Black River. Si appoggiò la testa lungo il corpo, gonfiò le piume per riscaldarsi e girò gli occhi in uno sguardo di paziente infelicità. Aspettava. Lei non lo sapeva, nessuno lo sapeva, ma era l’unico dodo rimasto sulla terra. Quando la pioggia passò, i suoi occhi rimasero chiusi. Per sempre. Questa è l’estinzione”. (David Quammen, The Song of the Dodo). Importante la storia, il racconto che ci avvicina all'altro essere vivente e ci coinvolge nell'empatia

La storia dà voce a chi viene ignorato come solo la letteratura e in generale l'arte sanno fare. È Cristian Chironi nelle sue performances e nella mostra Back to the Land. Sono le storie di prossimità di Calvino, Dickens, Lucrezio, Melville, Goethe, Colerigde..., il racconto che noi esistiamo in quanto ibridi impuri mescolati meticci, con una identità individuale e collettiva in continuo divenire, in senso biologico (being one is becoming with many, Donna Haraway) e storico (In una terra dove sono arrivati in tanti non c’è un «noi» monolitico ed integro, da preservare dall’insidia dell’altro: Franco Cassano, Il pensiero meridiano, Edgar Morin, Predrag Matvejević...).

Sono le riflessioni profonde e visionarie di Anna Maria Ortese. Il suo sentimento che "il male è prima di tutto il dolore che infliggiamo a un altro - all'altro bestia, bambino, vecchio, malato, straniero, povero..." “Queste sono le guerre perdute per pura cupidigia: i paesi senza più boschi e torrenti, e le città senza più bambini amati e vecchi sereni, e donne al disopra dell’utile. Io auspico un mondo innocente. [...] Quando la pace e il diritto non saranno solo per una parte dei viventi, e non vorranno dire solo la felicità e il diritto di una parte, e il consumo spietato di tutto il resto, solo allora, quando anche la pace del fiume e dell’uccello sarà possibile, saranno possibili, facili come un sorriso, anche la pace e la vera sicurezza dell’uomo”. (Anna Maria Ortese, Corpo celeste). La vita è tale solo se è alimentata da tante altre vite, il mondo è un sistema vivente in cui tutto è collegato e interdipendente come sottolinea il padre dell'ecologia letteraria, Joseph Meeker, in un piccolo testo del 1974, The Comedy of Survival. Stabiliamo polarità artificiali mentre la vita è complessa, cerchiamo l'unità e abbiamo paura dela diversità, puntiamo al predominio senza tenere in nessun conto il complesso equilibrio delle specie.

L’ ecocritica, ci dice Serenella Iovino, è soprattutto un esercizio di empatia, di vicinanza, di riconoscimento dei limiti—che sono sempre permeabili, perché “il nostro noi è pieno di altri”.

 

*L'ecologia è la “scienza generale delle relazioni dell’organismo con l’ambiente,
     relazioni che possiamo considerare nel senso più ampio di tutte le condizioni di esistenza”,
     Ernst Heinrich Häckel, Generelle Morphologie der Organismen, 1866

Serenella Iovino, bibliografia

"Ecologia letteraria. Una strategia di sopravvivenza", Ed. Ambiente, 2006, riedito nel 2015
"Filosofie dell’ambiente. Etica, natura, società", Carocci, 2004
"Material Ecocriticism", Indiana University Press, 2014, con Serpil Oppermann
"Contaminazioni ecologiche. Cibi, nature e culture" , LED, Milano, 2015, con Daniela Fargione