Un griot racconta la storia di Cousim Samba, eroe-antieroe, maledetto dal giorno in cui è venuto al mondo. Cacciato dal villaggio, in una bidonville africana attraversa le terribili esperienze del potere coloniale e del regime successivo all'indipendenza.
Leyla, nata in un villaggio ai bordi del deserto, ha un legame particolare con la nonna, una nomade tuareg, grande narratrice. Il libro parla della crescita della bambina, della sua emancipazione grazie allo studio, delle vicende della sua famiglia di cui presenta innumerevoli personaggi, e contemporaneamente si apre sulla storia dell’Algeria negli anni della lotta per l’indipendenza e sui rapporti tra arabi, francesi ed ebrei.
Sono due racconti in cui rievocano la loro vita una contadina e un’insegnante.La prima ha vissuto la povertà dell’inizio del secolo e se ne è andata dall’Istria nell’esodo del secondo dopoguerra quando molte famiglie disperate si sono spaccate, dividendosi sulle due sponde dell’Adriatico; l’altra vive in Istria ai nostri giorni, sempre più sola in una terra intristita e abbandonata da tanti abitanti italiani.Ha vinto il premio Mondello come opera prima.
Per molti Antigua è soltanto un’isola di spiagge bianchissime accarezzate dagli alisei, una per ciascun giorno dell’anno. Jamaica Kincaid, che ci è nata, ce ne mostra una faccia diversa. E, d’improvviso, è come se nello smalto verdazzurro dei Carabi si scoprisse una ferita in suppurazione, prodotta da politici predatori, interessati solo a perpetuare lo sfruttamento di chi, tanto tempo fa, colonizzò l’isola. Nulla riesce a contenere l’incalzare degli insulti che, con algida insofferenza, Jamaica Kincaid riversa su tutti, turisti compresi.
Cheope viene convinto dai suoi alti dignitari ad intraprendere la costruzione della piramide: è necessario al potere che il popolo sia impegnato in una simile folle impresa. Fatica, angoscia, terrore, lutti, finalizzati ad un qualsiasi inutile scopo, sono il cemento dell’assolutismo. Gradone dopo gradone la piramide si innalza inghiottendo risorse e vittime, partorendo nel tempo altri simboli del terrore e del dominio come le piramidi di teschi di Tamerlano, piccolissimi ma altrettanto feroci, i bunker dell’Albania.
E' la storia dell'Albania rievocata in una pagina emblematica: l'inizio del conflitto con l'impero ottomano, l'inizio di una lotta pluridecennale (25 anni), la prima di 24 spedizioni dell'esercito turco contro il piccolo paese. Nel 1443 Skanderbeg nonostante l'educazione ricevuta alla corte ottomana dove è arrivato come ostaggio con i suoi fratelli a nove anni d'età fugge verso il suo paese, si fa consegnare con un falso firmano la cittadella di Kruja e dà inizio alla rivolta.
In occidente si parla solo di due guerre del Golfo, a Baghdad sono tre, comprendendo gli otto anni di guerra contro l'Iran. Questi testi sono stati raccolti a Parigi nel gennaio 2003, quando ancora la terza guerra, quella in corso cominciata il 15 marzo 2003, non era ancora scoppiata.
Un popolo si è rifugiato nel cuore del Guatemala per sfuggire allo sterminio ed ha imparato a vivere nella selva e a resistere agli attacchi dell'esercito nazionale. Cronaca di una lotta, non romanzo, ma con una sua poesia, il libro è stato pubblicato clandestinamente in Messico nel 1989.
La vecchia casa della nonna, grande ed accogliente, divisa in due dall’astio di due fratelli è l’immagine del grande subcontinente indiano. Dacca e Calcutta sono l’immagine speculare l’una dell’altra: la loro storia recente viene rivissuta nell’ambito di una famiglia di giovani cosmopoliti e di figli di quella borghesia che può permettersi gli studi in Gran Bretagna, ma che è profondamente segnata dall’evento tragico della spartizione.
Alcuni adolescenti si sforzano di far gruppo e di sopravvivere ai quotidiani orrori della guerra poggiando sui vincoli affettivi. Ma in un momento i legami vengono annientati e sembra prevalere la paura di intrecciarne degli altri.