Il testo è autobiografico, ma della protagonista, portoghese-angolana, si parla in terza persona.
Il breve romanzo dello scrittore afgano, che ora vive a Parigi, racconta il viaggio di un nonno con un nipote, nell’Afghanistan dell’occupazione sovietica degli anni Ottanta, per raggiungere Morad, il rispettivamente figlio e padre al lavoro in una miniera. Il pesante fardello che consuma l’anziano è il dovere di informare il figlio che la sua famiglia è stata cancellata dai bombardamenti e l’unico figlio rimasto, che porta con sé, ha perso l’udito.
Il romanzo è presentato nella puntata radiofonica di Cammei il primo maggio 2009, Radio due regionale.
Un gruppo di guerriglieri angolani è in azione contro i portoghesi nella foresta vergine del Mayombe. Tra loro si sviluppano legami, amicizie, ostilità, raccontati nello svolgersi dei fatti e con pagine affidate a diversi io narranti. Più che un resoconto di guerra il testo è un'analisi dei rapporti degli uomini del gruppo tra loro e con le persone che amano, nonché un puntiglioso esame delle loro azioni: un libro complesso, di riflessione etico-politica, di azione e di sentimenti.
Ci troviamo in Messico, un paese dominato da una classe dirigente corrotta e che sta diventando preda del capitalismo nordamericano che cancella le sue tradizioni. Nel mondo è scoppiato il conflitto arabo-israeliano che trova echi a livello di scuola e di quartiere. Questo lo sfondo su cui si sviluppa, appena accennato, il tenero sentimento d’amore di un ragazzo.
I dipendenti neri della linea ferroviaria Thiès-Dakar-Bamako, nel Senegal, organizzarono nel ’47 uno sciopero di sei mesi. Il romanzo rievoca questo fatto storico, la lotta durissima con morti e prigionieri, la fame inenarrabile, l’attiva partecipazione delle donne che, nell’emergenza, superarono i confini del loro ruolo tradizionale.
E’ la vita di un poeta che si innamora e vive all’ombra della più famosa cantante araba dei nostri tempi, Umm Khaltum, un rapporto intenso e profondo che li accomuna nell’arte e per l’intera esistenza. Sullo sfondo l’Egitto dall’epoca coloniale al momento della morte dell’artista nel 1975, dal re Fuad e suo figlio Faruk a Nasser, Sadat e alle guerre contro Israele.
Perché mettersi a scrivere? Munif è un economista, ma a partire dal 1973, a quarant'anni, comincia a dedicarsi alla scrittura con sempre maggiore convinzione e producendo opere monumentali. La sua poetica viene esplicitata in questo romanzo quando il protagonista dichiara di avere due progetti che lo ossessionano: scrivere e andare a Ginevra a portare le sue denunce.
“Epico”, nel senso etimologico del termine, potrebbe venire definito il romanzo dell’autrice afro-americana Toni Morrison. Epico in quanto Morrison descrive una saga, lunga due secoli, di un gruppo di uomini e donne di colore che fonda un villaggio, Ruby, nell’Oklahoma. Si tratta di un luogo isolato, ai margini più estremi di una società che per secoli li ha esclusi, rifiutati, offesi, obbligandoli alla ricerca di un luogo, teatro della vicenda, che agli occhi di questo manipolo apparirà, almeno all’inizio, un paradiso immacolato e immune da ogni male.
Scritto con Anna Maria Mori, un testo in cui si rincorrono due voci racconta le vicende dell’Istria diventata jugoslava, vista con gli occhi di chi è partito e con quelli di chi è restato, con gli occhi dell’infanzia e con quelli dell’età matura che non può dimenticare e vuole capire. Anche se del trauma subito dalle due bambine di allora e di tutto quel dolore non si può trovare un perché.
Il titolo originale è My place: in un libro autobiografico l’autrice ricerca con ostinazione nella memoria dei suoi familiari, contro la loro stessa volontà, la propria appartenenza, le proprie origini, nascoste per paura e vergogna.