È la storia di quattro generazioni di una famiglia della Guadalupa che passa dalla povertà e dal lavoro indefesso della canna all'agiatezza, altezzosa e 'razzista' di una borghesia nera. Con frange di ritorno alle 'origini', di marxismo, di rivolta della razza, ma sostanzialmente approdata alla condizione di benessere.Non è tanto questo aspetto a risaltare quanto i legami interpersonali, i giochi psicologici, i rapporti padre-figlio, matrigna-figliastro, madre-figlia, nonno-nipote e via elencando.
E’ l’educazione alla modernità e al comportamento femminile di una madre marocchina da parte dei due figli adolescenti. La madre, orfana, sposatasi a 13 anni, vissuta sempre dentro le mura di casa seguendo i suoi doveri di moglie-madre-casalinga d’altri tempi (di quelle che ancora tessono e si fanno da sole i vestiti), viene progressivamente portata all’aperto, iniziata alla libertà, al consumo, alla cultura. Quella che era una timida, ignorante, spaurita creatura (anche se creativa e fantasiosa) diventa un po’ alla volta una persona autonoma capace di decidere, di valorizzare le sue doti.
In questo libro non si parla in realtà dell’ispettore Alì, ma del suo celebre e ricco autore che dopo vent’anni è tornato a vivere nella sua città con la bella moglie scozzese ed i loro due figli. Due suoceri piombati da un mondo incommensurabilmente lontano creano un gioioso contrappunto che dà più profondità al quadro.Lo scrittore ama la sua città, gode del suo mare.
L' attualità e il passato di un mondo borghese in Marocco vengono analizzati attraverso le vicende di diversi personaggi femminili. I principali sono la divorziata che torna nella grande casa accogliente dell'infanzia dopo il fallimento del suo matrimonio, la madre che naviga esperta attraverso un cattivo rapporto coniugale, la cugina, complice affettuosa, che vive a Parigi con il suo grande amore e il tormento di non avere figli.
Una pagina di storia contemporanea vista con l'intelligenza acuta di una giornalista a lungo impegnata nell'analisi dei fatti di cui è testimone diretta. Nel ripercorrere le vicende di un nuovo assetto politico internazionale dopo la caduta del muro di Berlino, estrema attenzione è riservata ai sentimenti umani, l'amore, la nostalgia, il 'lutto' per la fine di cultura e civiltà travolte dall'indifferenza nel nuovo 'ordine' mondiale.
Un bambino marocchino arriva in Italia con la sua famiglia: è una storia di immigrazione vissuta attraverso i suoi occhi nel contesto familiare, con piccole storie quotidiane.
Un quarantenne algerino, radiato dall’aviazione, si guadagna da vivere come guida portando i turisti locali e stranieri a conoscere il Sahara. Verso il deserto lo spinge da sempre il suo desiderio di morte, figlio di una famiglia problematica, non amato dal padre, lasciato indietro nella vita dall’incidente (suicidio?) del fratello maggiore. Ma in questo viaggio c’è Sarah e nel cuore di questo ex aviatore ubriacone che non ha mai conosciuto la dolcezza del rapporto con l’altro sesso, nascono sentimenti sconosciuti.
E’ una donna che si racconta, partendo da lontano, lei ora persona evoluta, laureata in medicina. Risale per chiarirsi e spiegare la sua esistenza e la sua natura dal giorno in cui la sorprese la pubertà. La perdita di sangue la spaventa, inaspettata, senza nessuno a cui ricorrere. Si organizza da sé, avvolgendosi un una lunga garza, con cui si fascia come una mummia, per paura che gli altri si accorgano di questa sua mortale ferita: "credetti di morire...niente. Allora compresi confusamente che la disgrazia di essere donna si era installata dentro di me." Ma perché disgrazia?
Un giovane marocchino arriva a Milano sperando di trovare lavoro. Patisce le difficoltà, le umiliazioni e anche i raggiri legati alla vita degli immigrati, in particolare dei clandestini. Lo aiutano a resistere la fede islamica e poi la conoscenza della lingua italiana che gli consentono di avere nuovi legami d’amicizia.