Negli anni '30 del secolo scorso si afferma la presenza di autori italoamericani nella letteratura degli Stati Uniti.
Riferiamo qui del primo volume, nel 2007 è stato pubblicato anche il secondo, ricco di altre venti rilevanti testimonianze, di un'opera che raccoglie le biografie di molte donne, ormai avanti negli anni, che vivono a Trieste, racconti scritti da loro stesse o rielaborati dalle curatrici sulla base di incontri ed interviste. Si tratta di un lavoro accurato durato molti anni, di un ascolto paziente e coinvolgente.
I contributi qui raccolti, con in appendice il libretto d'opera Imoinda di Joan Anim-Addo, propongono una riflessione sull'intercultura a partire dalla lettura di testi in prosa e poesia di scrittrici caraibiche. In forma di saggio, prosa, poesia, traduzione, offrono modi e linguaggi diversi – musicale, corporeo, poetico, in italiano, inglese, francese, spagnolo e varie forme di patois – per mettere in gioco identità differenti e affrontare il tema nel suo duplice aspetto di fonte di conoscenza della unicità caraibica e di spunto di riflessione sulla complessità contemporanea.
I suoi racconti parlano con estrema semplicità della vita quotidiana, osservano da vicino la natura degli uomini, sono insomma ben lontani non solo dai toni trionfalistici e guerrieri propri di qualunque regime ma anche dai valori rivoluzionari e da quelli tradizionali.
Del passato glorioso del generale in pensione non si accenna nemmeno, lo vediamo ritirarsi in città, nella casa del figlio, gestita con cinica concretezza dalla nuora.
Cos'è la Somalia? qual è la storia dei suoi rapporti con l'Etiopia?
François Bégaudeau è un giovane professore di francese in una scuola della periferia parigina. Nel film interpreta se stesso raccontando la propria esperienza di insegnante.
La sua classe è composta da ragazzi e ragazze le cui famiglie sono arrivate in Francia da diversi paesi: Cina, Marocco, Senegal... ognuno con la propria storia e i propri problemi, fuori e dentro la classe.
François li accoglie, li ascolta, li sprona a crescere ogni giorno, contro le difficoltà e con grande devozione verso il proprio lavoro.
Estremamente poetico e vero questo film porta a riflettere sulla multiculturalità e sulla professione dell'insegnante nelle società contemporanee.
Palma d'oro a Cannes 2008.
Si segnala anche il libro da cui il film è stato tratto: François Bégaudeau, La classe, Einaudi, Torino, 2008.
Bing arriva clandestinamente in Italia dalla Cina. Ad attenderla c’è il suo nuovo fratello.
«Il film costituisce il capitolo conclusivo di una trilogia sulla condizione esistenziale imposta dalla clandestinità, iniziata con Il giorno del santo (2002) e Maria Jesus (2003). Anche in questo caso, si è creato durante il lavoro con gli attori un’intensa sintonia, risolta in un cortocircuito tra esplicita finzione e intima realtà: un gap che ha lasciato sul terreno gli spazi tra i visi, i corpi e le poche parole all’interno di una storia sbilanciata verso un altrove che incalza. Mio fratello Yang è nato infatti dal desiderio di rispondere a delle domande, ma più ci addentravamo in questa ricerca, più diventava evidente una sola risposta: tutto era sfuggente, inafferrabile, rarefatto. Eppure tutto era lì, in quelle vite scoperte» (G. De Serio, M. De Serio).