I legami tra il mondo maghrebino e gli antenati andalusi vengono rievocati nel primo racconto che dà il titolo alla raccolta, in un’atmosfera onirica tra sogno e realtà. È il mito del ritorno nelle case andaluse abbandonate, mantenuto vivo dalla perfetta ricostruzione delle stesse, da quella chiave dell'antica casa, elemento sacro e centrale delle nuove dimore.Di argomento diverso gli altri racconti:la società beduina della Siria in lotta per i pozzi ed i pascoli.
Dalla sua camera è scappata un’ombra, lei stessa ne ha confessato il nome: quello che è scappato è quasi un figlio per il vecchio marito che l’ha accolta nella sua casa, profuga del ’67 da Porto Said. Un delitto d’onore sembra imporsi ed è quello che tutti si aspettano. Ma il marito indugia a lungo nella sua vendetta e la realtà ha infinite, diverse sfumature. Nel 2004 il romanzo è stato riedito sempre per lo stesso editore.
La scimmia che si arrabbia con lo Spirito che mangia gli animali e con l'aiuto del colibrì gli ruba la luce che gli permette di cacciare anche di notte; il diluvio amazzonico con i due sopravvissuti che ripopolano il mondo; l'armadillo che pensa di poter volare con ali posticce incollate con cera d'api, ma che precipita quando il calore del sole la scioglie...Sono quindici brevi racconti che riprendono temi tradizionali con cui le tribù amazzoniche personificano la natura e spiegano eventi naturali.
Il giovane Omagua resta isolato dal suo villaggio in seguito ad un'alluvione. Nella notte riceve protezione dalle ombre protettrici della selva ed ascolta i racconti di come tutte tre sono diventate tali. Da ciascuna riceve dei doni magici e con l'aiuto di un papagallino ed una scimmietta sopravvive nella foresta salvando molti animali e avviandosi a diventare anche lui un'ombra consigliera.
Un pastore vive ritirato nella solitudine del deserto, tra le sabbie abitate un tempo dalla gazzella e le rocce dominate dal muflone, tra magia e realtà. Ha vissuto con la madre e il padre, poi completamente solo:fino a quando non arriva il sanguinario mangiatore di carne con le sue armi micidiali e la sua volontà di sterminio.
L'antropologo denuncia il pericolo di sottolineare le differenze culturali, anche per sottolinearne l'arricchimento che possono apportare alla società: il presunto rispetto dell'Altro può mascherare intolleranze e discriminazioni e l'eccessiva etnicizzazione può, lo abbiamo dolorosamente sperimentato più volte, dar vita a pulizie etniche. In realtà, ovunque, ci sono PERSONE, molteplici esse stesse e mutabili. E gli uomini sono molto complessi, per dirla con Amadou Hampâté Bâ: “Le persone di una persona sono numerose in ogni persona”.
Il grande autore racconta due fiabe popolari con intenti morali. La prima -il flauto- sottolinea i comportamenti opposti di due fratellastri e delle loro madri: i terribili spiriti della foresta premiano il ragazzo più modesto e leale, puniscono l’avidità dell’altro. La seconda -il tamburo- ha per protagonista una tartaruga. Dopo aver casualmente ricevuto un dono dal regno dei morti, viene presa dal desiderio di potere. Pensa di utilizzarlo per dominare sugli altri animali, ma le conseguenze sono nefaste.
Nella trilogia (Il crollo,La freccia di Dio, Ormai a disagio) Achebe racconta, dalla parte dei nigeriani, la storia di tre generazioni. Il forte guerriero Okonkwo che, vista l’impossibilità di resistere all’avanzata di nuovi costumi, pone fine in modo vergognoso alla sua vita. Il saggio sacerdote Ezeulu che vuole conoscere la cultura dei bianchi e spera di poter convivere con loro: ma i bianchi non sono venuti per capire.
Nella Lagos indipendente e corrotta dell’epoca postcoloniale si intrecciano le vite di tre uomini colti che erano stati amici in gioventù. Ora però il brillante ministro e l’appassionato giornalista si scontrano con quello che è ormai diventato un sanguinario dittatore. Le vicende politiche si intrecciano con quelle personali ed affettive.
Sono gli anni '50. Momo è un ragazzino ebreo di dodici anni. Abita solo con suo padre, per la verità poco presente, dopo che la madre, quando Momo era ancora piccolo, li ha lasciati.
Ibrahim è un uomo ormai anziano, originario della Turchia, ma che da molti anni vive a Parigi. Ha un piccolo emporio in un quartiere popolare della città, dove vive anche Momo.
E' proprio nel negozio di Ibrahim che i due protagonisti si incontrano, tra i furtarelli di Momo e gli sguardi dolci e privi di rimprovero dell'anziano arabo, anzi, turco musulmano di confessione Sufi, come ama precisare con pacatezza Ibrahim.
Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano però non è un film sulla religione, o meglio, non è un film sull’astio tra religioni diverse. Certo, la vicenda che narra di un bambino ebreo che viene iniziato alla serenità e alla vita da un vecchio mussulmano potrebbe far pensare a u discorso sulle religioni, ma non è proprio così. Piuttosto è un film che cerca nelle diversità degli esseri umani, qualsiasi esse siano, i loro punti di contatto per trarne fuori gli spunti positivi.
Momo riceverà dall'esperienza di Ibrahim i fiori della sua saggezza, che dovrà imparare a coltivare in modo da rendere fertili i consigli per la sua vita adulta. Avrà anche in dono quella serenità che la vita non gli aveva riservato. "Sorridere rende felici" ripeteva sempre Ibrahim.