Questi racconti di Andrić partono tutti dal medesimo punto di vista: quello dell'infanzia o dell'adolescenza. Ricostruiscono la memoria del momento fondante della personalità, i ricordi che vanno conservati e custoditi, ritrovati, rivissuti nella loro realtà.
I panorami, le immagini che vivono nella fantasia di questi bambini-piccoli uomini, la parole ancora incomprensibili di cui si cerca continuamente il significato, i luoghi misteriosi e pericolosi in cui giocano, sono la traccia della loro ostinata esplorazione del mondo degli adulti.
Postfazione di Božidar Stanišić
Molti minori sono partiti con i familiari, specie verso le destinazioni lontane, ma molti sono stati affidati dai genitori a dei 'padroni', a volte per una forma di apprendistato a volte per togliere da casa il peso di altre bocche da sfamare. Stagionali come le ciodete/i dal bellunese al Trentino, migranti di lungo periodo per lavori faticosi, pericolosi o di accattonaggio, spesso vittime di trafficanti di esseri umani, i minori italiani sono una parte rilevante della nostra emigrazione e coinvolge tutte le regioni, colpendo soprattutto le zone di montagna.
La prima neve è quella che tutti in valle aspettano. Dani però non ha mai visto la neve, è nato in Togo ed è arrivato in Italia in fuga dalla guerra in Libia. È ospite di una casa famiglia a Pergine, paesino nelle montagne del Trentino, ai piedi della Val dei Mocheni.
Ha una figlia di un anno, di cui però non riesce a occuparsi. Dani viene invitato a lavorare nel laboratorio di Pietro, un vecchio falegname e apicoltore della valle, che vive in un maso di montagna insieme alla nuora Elisa e al nipote Michele, un ragazzino di 10 anni la cui irrequietezza colpisce subito Dani. Il padre di Michele è morto da poco, lasciando un grande vuoto nella vita del ragazzino, che vive con conflitto e tensione il rapporto con la madre e cerca invece supporto e amicizia nello zio Fabio e che riuscirà a stabilire con Dani un rapporto di reciproca comprensione.
Halima è una ragazza italo-marocchina che sta facendo una ricerca sulla percezione della violenza nelle donne marocchine in Italia. Si trova a contatto con donne che hanno subito violenza dal proprio partner e sfruttamento al lavoro.
"Le donne immigrate in Italia non si sentono cittadine, non conoscono la Costituzione italiana" afferma una sua collega. Una strada per rendere le donne immigrate più consapevoli e quindi meno soggette a violenza fisica e morale è quella di sopportarle nel percorso di migrazione attraverso politiche di accoglienza e integrazione. Le seconde generazioni hanno un ruolo fondamentale di mediazione.
Il documentario si trova a questo link: http://www.zalab.org/progetti-it/59/#.UkbQU4bObmY
Il secondo romanzo di Marco Balzano si colloca nel solco del precedente, Il figlio del figlio, (http://www.ilgiocodeglispecchi.org/libri/scheda/il-figlio-del-figlio) viste le affinità di alcuni temi che ritornano e, dal punto di vista stilistico, la scrittura sempre gradevole, nella sua piacevole e sorvegliata scorrevolezza.