Dopo essere fuggito dal proprio Paese d'origine, la Nigeria, e aver trascorso tre mesi in una lontana terra straniera, il famoso musicista Taduno riceve una lettera da Lela, la donna che ama. Nessuno, nemmeno Lela, sa dove lui viva attualmente, e il fatto che quella lettera sia riuscita a raggiungerlo risulta quindi inspiegabile. Lela gli fa sapere che nel corso della sua assenza il loro Paese è cambiato, lo implora di restare dov'è e rifarsi una vita.
Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna.
Aké è la storia di un'infanzia, la storia di un'educazione e di molteplici realtà che si incrociano nella formazione di un giovane uomo: romanzo autobiografico, o storia di un'iniziazione alla vita, fonde il sostrato mitico della realtà africana con la coscienza letteraria di un autore profondamente immerso nella cultura europea novecentesca.
Trentaquattro ritratti di donne, più o meno popolari, che hanno a loro modo segnato la storia, nei contesti spaziali e temporali, nonchè culturali, più diversi. L'autore sceglie di fare loro omaggio raccontandole, dando loro voce, rompendo silenzi che durano talvolta secoli e rendendo giustizia al coraggio, all'eccentricità, alle passioni che hanno caratterizzato le vite delle protagoniste di questo libro. Un buon punto di partenza per approfondire biografie ed esperienze altrimenti destinate all'oblio.
È un libro breve, 87 pagine con l'indice, un punto di vista poco importante, quello di un bambino, un angolo marginale di una città, Kigali, che non si saprebbe indicare sulla carta, persa in un paese, il Rwanda, di cui conosciamo il nome solo per i massacri che vi sono avvenuti, in un continente immenso e differenziato che nominiamo con ignoranza al singolare, l'Africa. In queste poche pagine l'autore ci dà molto, ricrea situazioni e ambiente a partire dal piccolo Clement e dai suoi rapporti con la zia e con il vecchio Emanuel.
Anche in questo testo il metodo della scrittrice è lo stesso di sempre: disporsi all'ascolto, prendere appunti, raccogliere i racconti e le parole di decine di uomini e donne. È la sua capacità di ascolto il fondamento del suo lavoro, la sua empatia che spinge le persone a confidare i segreti più dolorosi, ad affidarli a chi li possa consacrare con la sua penna.
Il libro parla di congedi (ovvio il riferimento al gergo militare, anche se qui la parola va intesa nel senso più ampio): “Alcuni se ne vanno, altri muoiono, altri ancora, frastornati dalla terribile atmosfera che li circonda, si rifugiano nell’alcol, nella follia, nell’isolamento.” È il congedo, imposto, da un mondo in cui si è vissuti fino ad allora, con amicizie e simpatie che certo prescindevano dal gruppo etnico di appartenenza.
Un’improvvisa catastrofe naturale cambia per sempre l’aspetto della millenaria città del Cairo. Terremoti, tempeste di sabbia, virus e malattie devastano la popolazione. Bassàm Bahgat è stato ingaggiato per produrre documentari di propaganda per la “Società degli Urbanisti”, un’organizzazione segreta (capillarmente estesa nel mondo) dedita alla riprogettazione del Cairo. Il documentarista non sa che il sottile intento della Società è quello di distruggere definitivamente la città creandone una nuova, dalla forma futuristica e commerciale.
La pubblicazione di questo romanzo nel 1966 fu un evento letterario importante nella Jugoslavia di quegli anni, venne subito riconosciuto come un capolavoro e rese celebre il suo autore. Il testo nasceva da due decenni di dolorosa gestazione che portava a trasporre vicende biografiche in tempi, ambienti, situazioni lontane, per arrivare a questa profonda riflessione sul destino dell'uomo, sul suo ruolo nel mondo.
Kaydara è un racconto didattico che fa parte dell'insegnamento tradizionale dei fulbe dell'ansa del Niger in Mali. Narra il viaggio di tre giovani che devono attraversare un mondo sotterraneo e misterioso, il paese dei nani, il paese della penombra cioè il mondo dei significati nascosti dietro l'apparenza delle cose, per raggiungere la dimora di Kaydara, il dio dell'oro e della conoscenza. In undici differenti tappe affrontano situazioni e animali ciascuno dei quali è un simbolo da decifrare e un insegnamento da applicare nella vita quotidiana.