Nato in Iran è una storia familiare che ci proietta a Teheran, facendosi storia collettiva che dipana quella rapida trasformazione dell’Iran dopo la rivoluzione khomeinista contro lo Scià del 1979, e racconta una porzione di vita dell’autore tra contraddizioni, litigi politici, speranza e delusione.
L’esordio letterario, in traduzione italiana, di Lea Ypi permette anche a chi non conosce la storia albanese degli ultimi 40 anni di averne un quadro che, nonostante il filtro della lente autobiografica, risulta estremamente chiaro. Uno di quei casi in cui un romanzo sintetizza la Storia a partire dalle storie di chi l’ha vissuta, facendolo in maniera onesta, senza timore di enunciarne le contraddizioni.
Le donne, e una in particolare, ritornano al centro dello sguardo di Ibrahimi, che offre ancora una volta al pubblico italiano la possibilità di guardare da una prospettiva altra sia il paese con cui abbiamo molta storia in comune, l’Albania, sia se stesso, attraverso lo sguardo della protagonista, Hera Merkuri.
Abitare la Terra dedica alla nostra associazione il suo approfondimento con una bella intervista, le attività, il video promozionale, le prossime iniziative ed altro ancora...
Nel 2023 proseguono e vengono conclusi i 2 progetti:
Leggendo l’ultimo romanzo di Elvira Mujčić il primo aggettivo che salta alla mente è "profetico", nel senso che racconta delle tensioni che esplodono in un piccolo paese del Kosovo in cui si acuisce lo scontro tra serbi e albanesi, anticipando esattamente la cronaca di queste settimane (maggio e giugno 2023) in cui centinaia di manifestanti hanno chiesto di rimuovere dalle cariche di sindaco i funzionari albanesi eletti con il massiccio boicottaggio dei cittadini serbi alle elezioni amministrative dello scorso aprile.
Scego ritorna, con questo corposo romanzo, al memoir, riprendendo alcuni dei temi de La mia casa è dove sono, approfondendoli e rendendo più lucido, a se stessa e a chi legge, cosa significhi essere figli della diaspora, vivere vite sospese e precarie, sentire la nostalgia struggente di un paese amato ma dimenticato dalla comunità internazionale e insanguinato da una guerra pluridecennale.
Igiaba Scego mescola la lingua italiana con le sonorità di quella somala per intessere queste pagine che sono al tempo stesso una lettera a una giovane nipote, un resoconto storico, una genealogia familiare, un laboratorio alchemico. Come una moderna Cassandra, Igiaba Scego depone l’amarezza per le ingiustizie perpetrate e le grida di dolore inascoltate e sceglie di fare della propria vista appannata una lente benevola sul mondo, scrivendo un libro sul nostro passato e il nostro presente, che celebra la fratellanza, la possibilità del perdono, della cura e della pace.
L’ultimo romanzo di Adriàn Bravi si colloca nel segno dei precedenti, dimostrando, semmai ce ne fosse ancora bisogno, una maturità letteraria oramai compiuta. Riecheggiano alcuni dei suoi romanzi pregressi in una serie di scelte tematiche e formali: l’acqua nella forma del fiume (L’inondazione), l’elemento surreale (Il levitatore) la riflessione metalinguistica (L’idioma di Casilda Moreria ma anche, per uscire dal genere del romanzo, La gelosia delle lingue).
Amedeo Savoia che ha frequentato per anni il carcere con attività di insegnamento, teatro e scrittura, condivide le narrazioni che gli sono state affidate dalle persone che lì ha incontrato.
Innanzitutto conoscere: il mondo romanò presentato da un rom italiano con ampia ricchezza di documentazione