Questa è la storia di una delle tante donne che per ragioni quali necessità, disperazione, fuga dalla violenza, desiderio di aiutare la famiglia sono partite verso l'Italia lasciando i loro figli a casa, in uno dei paesi dell'Est Europa.
È la storia del tentativo di piantare le proprie radici in una nuova terra, a volte dura e ostile, ma anche della tenacia e della nostalgia, che si struttura a partire dalla forma epistolare.
Un libro di memorie paterne riprese e rielaborate dalla figlia in romanzo, in cui si legge della storia di una generazione segnata dalle tragiche vicende dell’ex Jugoslavia. Un’opera prima ma che rivela una grande capacità narrativa della scrittrice. Il romanzo porta alla luce le contraddizioni e i paradossi della vicenda paterna, e dell'intera sua famiglia (serbo-croata-bosniaca): una storia che si dipana negli ultimi sessant’anni del Novecento.
Un testo che racconta le difficoltà di un ragazzino straniero che vive in Germania con la sua famiglia, in condizioni di disagio e precarietà, con l’incessante paura di essere rispedito nel paese di provenienza. Una storia a lieto fine, che però non esclude passaggi duri legati alla marginalità delle periferie urbane, al teppismo e ad atti di vandalismo contro i più deboli, che rendono il racconto adatto forse a lettori un po’ più grandi degli 8 anni indicati dall’editore.
Un libro illustrato con tratti curati e originali, in cui la piccola protagonista Pallina demolisce
una ad una le pareti della casa che lei stessa ha costruito: è una casa alta e stretta, fatta di mattoni, senza finestre e con una sola porta. Tutti gli animali che le si avvicinano le suggeriscono di aggiungere chi un bosco, chi una montagna, chi un laghetto. Alla fine Pallina butterà giù una parete alla volta per fare spazio ai suoi amici e alle loro diverse esigenze. Un albo che illustra il concetto di convivenza tra individui diversi.
Avere uno schiavo tutto per sé per Maria vuol dire essere diventata grande. Gli schiavi lavorano, si possono sgridare, si possono frustare. Inutile affezionarsi, perché prima o poi si cambiano. Con questo libro Dolf Verroen racconta l’assurdo della normalità, quando le cose più ingiuste diventano abitudine. Oggi come allora.